sabato 5 marzo 2011

 
2. La costruzione del concetto

 L’indagine di Money-Kirle si sviluppa in due aree, la costruzione del concetto e la localizzazione spazio-temporale dell’esperienza. In realtà non sono sostanzialmente diverse perché localizzare le esperienze presuppone la costruzione dei concetti di spazio e di tempo; evidentemente Money-Kirle propone di considerare indipendenti  queste due categorie in cui i fattori esperienziali secondo lui influiscono più decisamente. Tuttavia si vedrà che il cattivo orientamento verso l’oggetto (base), può essere legato a un concetto sbagliato della base, cioè che concezione e disposizione non sono facilmente separabili. A questo punto la ricerca di Money-Kirle può condensarsi in due parole: fraintendimento e disorientamento. Fraintendimento (misconception) riguarda la costruzione del concetto; disorientamento (disorientation) si riferisce alle categorie di spazio e tempo. Una delle tesi importanti, certamente originale, di Money-Kirle è che quando l’interazione tra l’informazione genetica e ciò che l’ambiente apporta non è adeguata, non risulta un vuoto nella conoscenza, ma una cattiva conoscenza. Questo viene detto fraintendimento.
Il concetto si costruisce nel punto d’incontro tra l’innato e l’esperienza. In questo l’autore segue l’idea di Bion di una preconcezione che si unisce a un fatto dell’esperienza (realization) per formare la concezione.
Sulla base delle teorie empiriche del filosofo Moritz Schlick  sulla costruzione della conoscenza, Money-Kirle ritiene che la conoscenza si costruisce assegnando ad un oggetto una classe d’appartenenza e quindi nasciamo con la capacità di associare un oggetto ad una classe di appartenenza (…) o di assegnare a certe classi i fatti dell’esperienza.
(…)
Siamo, quindi, programmati o predisposti a riconoscere e classificare  le ‘cose della vita’; questo sviluppo non è mai facile perché in noi opera anche una poderosa forza a disconoscere, a dimenticare, a ingannarci.
 Abbiamo gli strumenti adeguati  per conoscere la realtà, per classificare, i fatti dell’esperienza e tuttavia risulta che dobbiamo apprendere nuovamente quello che già sappiamo con uno sforzo arduo costante. Il fatto è che così come nasciamo, con un amore innato per la verità (istinto epistemofilico o legame k, per dirla nei termini di Bion), portiamo con noi anche la tendenza a deformarla nonappena ci sia d’ostacolo. In tal modo, e questa è un’altra tesi fondamentale di Money-kirle, quando non costruiamo il concetto giusto, la ragione non è solamente che l’ambiente ci ha privato delle esperienze (realizations) adeguate, ma anche che abbiamo una forte tendenza a deformare. Lo spirito umano ha una tendenza molto forte a non conoscere, a disconoscere. (…)
Il conflitto fondamentale dell’essere umano forse è, per Money-Kirle, quello che si pone tra un poderoso impulso a conoscere e quello non meno forte di disconoscere, di deformare i fatti della vita. Money-Kirle spiega questa tendenza a deformare con due strumenti teorici: il principio di piacere e l’invidia.
 Secondo il principio di piacere non si costruiscono concetti, ma coppie di concetti, perché ogni concetto, implicando sia esperienze piacevoli che spiacevoli, risulta automaticamente legato al doppio concetto di buono/cattivo.
 Se opera fortemente l’invidia, si formerà sicuramente il concetto cattivo, ma forse non il buono; e allora al suo posto appare un fraintendimento (misconception).
  La conoscenza è dolorosa perché è sempre legata all’assenza, alla mancanza. Se non venisse mai il momento in cui il seno manca, se il seno stesse perennemente nella bocca del bambino, non si formerebbero fraintendimenti riguardo ad esso; è il vuoto dell’assenza che si riempie di fraintendimenti. Anche se l’assenza è indispensabile, perché se il bambino avesse sempre il seno in bocca, non potrebbe mai capire che il seno e la bocca sono due cose distinte.

Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.

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