martedì 21 dicembre 2010

La malattia di cupido


Qualche tempo fa si presentò alla nostra clinica Natasha K., una sveglia novantenne, la quale ci raccontò come, subito dopo il suo ottantottesimo compleanno, avesse notato un <<cambiamento>>. Che tipo di cambiamento, chiedemmo?
“ un cambiamento fantastico!” esclamò lei. “Una meraviglia! Mi sentivo più energica, più viva… mi sentivo tornata giovane. Ho cominciato a interessarmi ai giovanotti, a sentirmi, come dire, pimpante: ecco sì, pimpante!”
“E questo costituiva un problema?”
“No, non sulle prime. Mi sentivo bene, veramente bene: perché dovevo pensare che qualcosa non andasse?”
“E poi?”
“ Poi i miei amici incominciarono a preoccuparsi. Dapprima dissero :- Hai un’aria raggiante, si direbbe che tu sei entrata in una nuova vita-, ma poi incominciarono a pensare che la cosa fosse un po’…sconveniente. – Sei sempre stata così timida- dissero – e adesso ti metti a fare la civetta. Quelle tue risatine, le storielle che racconti… alla tua età, ti pare che stia bene?- “
“ E lei?”
“Io naturalmente ci sono rimasta. Mi ero lasciata trasportare e non avevo pensato di chiedermi cosa stia succedendo. Ma a quel punto ho cominciato a riflettere. Mi son detta :- Natasha, hai ottantanove anni e questa faccenda ormai dura da un anno. Sei sempre stata così schiva nei tuoi sentimenti, e ora questa stravaganza! Sei vecchia, sei vicina alla fine.
Che cosa può giustificare questa improvvisa euforia?-
E non appena pensai all’euforia, la faccenda assunse un nuovo significato…:- Sei malata cocca!- mi dissi. :-Ti senti troppo bene, devi per forza essere malata!-“
“Malata? Una malattia emotiva, psichica?’’
“No, non emotiva: fisica. Era qualcosa nel mio corpo, nel mio cervello, che mi faceva sentire su di giri. E poi ho pensato: accidenti, è la malattia di Cupido!”
“La malattia di Cupido?” feci eco senza capire.
Non ne avevo mai sentito parlare.
“Sì, la malattia di Cupido…la sifilide, no? Circa 70’anni fa ero in un bordello, a Salonicco, e mi presi la sifilide, un sacco di ragazze ce l’aveva, la chiamavamo malattia di Cupido. Fu mio marito a salvarmi: mi tirò fuori e mi fece curare. La penicillina, naturalmente, era ancora di là da venire. E’ possibile che mi abbia riacchiappato dopo tutti questi anni?”

Fra l’infezione primaria e la comparsa della neurosifilide può esservi un periodo di latenza lunghissimo, specialmente se l’infezione primaria è stata repressa, non eliminata (…).
Non avevo mai sentito parlare di un intervallo di settant’anni né di un autodiagnosi di sifilide fatta con tanta calma e lucidità.
“E’ un’ipotesi straordinaria” risposi dopo un momento di riflessione. “ Non mi sarebbe mai venuta in mente, ma forse lei ha ragione”.
E l’aveva davvero. (…) A questo punto sorse la questione della cura. Ma qui si presentò un altro dilemma, avanzato con tipica acutezza dalla stessa signora K. “Non so se voglio essere curata. E’ una malattia, lo so, ma mi ha fatto sentire bene. E’ stata un’esperienza molto piacevole e lo è tuttora, non voglio negarlo. Erano vent’anni che non mi sentivo così viva, così pimpante! E’ stato divertente. Ma so quando una cosa bella supera i limiti e smette di essere bella. Ho avuto dei pensieri, degli impulsi, non voglio dire quali, ma erano beh…imbarazzanti e assurdi. All’inizio era come  essere un po’ brilla, un po’ su di giri, ma se va avanti ancora un po’…” Mimò un’idiota spastica e sbavante. ‘’Ho capito che avevo la malattia di Cupido, e così sono venuta da lei. Non voglio che peggiori, sarebbe orribile; ma non voglio guarire, perché sarebbe brutto anche questo. Prima di questo, non mi sentivo pienamente viva. Non potrebbe far qualcosa che mantenga tutto com’è?’’.
Riflettemmo ancora un po’ e per fortuna, individuammo con chiarezza una linea di cura.
 (…)
Ora la signora K. ha ottenuto entrambe le cose: prova una blanda e piacevole disinibizione, una liberazione del pensiero e dell’impulso senza che vi sia alcuna minaccia della perdita dell’autocontrollo o un ulteriore danno alla corteccia. E spera, così rianimata, ringiovanita, di vivere fino a cento anni. ‘’E’ buffo,” dice, “ ma bisogna dire che Cupido ci sa fare!”.


Tratto da: Oliver Sacks (1985), L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, gli Adelphi, Milano, 1986.

venerdì 17 dicembre 2010

Dell'isteria di conversione (frammenti di un dialogo a cena)

''L'invidia tiene insieme il mondo''
W. Bion
Mentre lei parlava del delirio a cui aveva assistito, aveva quasi voglia di piangere. Non lo faceva. La rabbia era tanta che le lacrime non erano degne di potersi esprimere. Non ne erano all'altezza. E ingoiava sale.

''Esistono molti tipi di isteria, uno di questi è l'isteria di conversione.''
Queste parole mi risuonavano nella testa come un mantra, l'avevo già detto molte volte che si trattasse di isteria. Di conversione.
No, avevo spiegato mille e ancora mille volte, non è l'argomento della mia tesi, ma senza queste donne, io non lo avrei mai potuto intraprendere questo percorso, il mio, tutto il decorso a monte.
Senza queste donne non esisterebbe la psicoanalisi come la conosciamo oggi. E senza mr Freud, naturalmente.

Poi lei continuava a sperare di poter capire, o meglio, di poter cambiare le carte in tavola. Era incredula, ma nonostante tutto, combattiva.
''E quindi perchè l'epilessia non si vede? E' stata una crisi epilettica, come sempre.''
Perchè non c'è.

''Ma se non  è epilessia, allora cos'è? E che vuol dire isteria?''
Di conversione.

L'isteria di conversione è il mio background teorico.
Come faccio a dirle che è più grave di quello che vorrebbe sentirsi dire?
Non posso dirlo o devo dirlo?
Conosco i perchè, conosco la storia personale, conosco il modo di dire che non c'è verso di aggirare il problema. So che ha bisogno di sperare. Di arginarsi.

''Senza supporto non si va da nessuna parte.''
''Ma lei non si ricorda mai nulla di quello che ha fatto durante le crisi!"
''E' criterio di psicopatologia: lo chiamiamo rimozione e vuol dire che dimentichi quello che non vuoi ricordare''.
''Ma se poi glielo dico, mi dice che non è vero! E che mi sono inventata tutto e che quella pazza sono io!"
''E' criterio di psicopatologia: la chiamiamo negazione. Vuol dire che si da una giustificazione dicendo che non è vero.''
''Ma poi ricorda cose che non sono successe, parte reale e parte inventata''.
Amnesia? Paramnesia?
''E' criterio di psicopatologia. Vuol dire che si inventa dei ricordi consolanti, così non ha motivo di dirsi la verità''.
''Come faccio?''
Da sola non ce la puoi fare. E non la puoi costringere.
Allora?
Allora aiutati: cerca un professionista e se non ti piace cambialo. Trovatene un altro e racconta la stessa cosa.
In 100 minuti non comprometti nulla della tua privacy, è troppa di più.
"Ma non sono io a star male, almeno non così...''
Non posso spiegarti esattamente il perchè, ci rimarresti male e non lo potresti capire. Ti posso solo dire che se tu ti aiuti a sostenere questo momento, le cose cambiano.
E una parola sola, stavolta inizia a ripetersi compulsivamente nella mia mente:
Invidia.

Dialoghi in pezzi.

''Hai indovinato la diagnosi!''
'' Ma come hai fatto? Come lo sapevi? Avevi ragione tu!"
''Mi convinco sempre di più che avevi ragione tu quella volta in cui dicevi che il problema era questo...''
''Hai azzeccato.''
''Mi sa che ci hai preso, uhm...''

Una diagnosi non andrebbe indovinata, andrebbe fatta.
Una diagnosi non è una divinazione coi tarocchi. Nè roba per maghi.Va trattata alla stregua di un'equazione matematica, è logica, razionale.
E' rigida.
Flessibile.
Se si pensa che rigida e flessibile non sono sinonimi, che sono due termini discordanti o addirittura opposti, allora non si è bravi a fare diagnosi. Di fatto, non lo si è mai.
Non si può indagare nel campo umano.
Nell'anima: Psykè.

Non è difficile da capire: umano è uguale a rigido e pure a flessibile, umano è tanto che non si vede.
Umano è tanto che si sente. E che si ascolta. Ma non si sente. E poi non sente.
Umano non è pietà, ma piétas.
Non compassione, ma compàthos.
Patire cum non è patire con, ma capire il patire. Impostarlo, settarlo, infine dar parole a chi non ha parole.
A cosa non è parola.

Diagnosi è la fine di un percorso lunghissimo che non ha lasciato più respiro, che non ha più voce, a volte neanche lacrime.
Diagnosi è il punto d'arrivo, la fine non è ancora arrivata. E' un nuovo inizio: l'inizio di una consapevolezza nuova che porta lontano, dove non si sa mai.

''Allora mia madre è pazza...''
''Quindi sono pazza...''
''Non ho speranze: sono pazzo.''

Finchè avrai paura di sapere che puoi stare meglio, sarai realmente pazza/o.
Lo sa bene cos'ha: solo ha paura di star bene.
''Perchè il pensiero di stare bene mi dovrebbe fare paura?''
''Non cerco altro che stare meglio...''
Perchè è meglio il vecchio consolante male, che il nuovo incerto avvenire.
Perchè è meglio il familiare dell'estraneo.
Perchè è meglio fingere.

lunedì 6 dicembre 2010

L'avventura bibliografica 2

Al totale di 25 testi di bibliografia e non so più quanti tentativi fallimentari di fare una bibliografia corretta, ritorno da lui.
Decisa a cambiare relatore  e mandare a monte il lavoro di tutti quei mesi.
Stavolta la scena si svolge nell'altro complesso, avvisati all'ultimo momento del cambio di edificio che si trova da un'altra parte, naturalmente. Un aula manco magna, con un mare di gente che attende di essere ricevuta, come fosse un esame.
Stupita di nulla, mi metto in attesa.
E sottilmente rido nel vedere i suoi gentili modi nei confronti delle giovani donzelle che entusiaste, gli chiedono la tesi.
E' il mio turno. Avanzo. Un pò scocciata e con l'aria di chi è irritato per un ritardo dell'amante.
Appena mi riconosce, non può fare a meno di fare uno sforzo per celare la sua irritazione. Il suo pensiero è stato visibile a molti: eccola qui la rompipalle!
Abbassa lo sguardo dall'altro lato della cattedra mentre io mi siedo accanto a lui, poi con un ghigno mi chiede: <<Come andiamo?>>.
Irritata e con l'aria da first lady, rispondo mentre esco il mio lavoro dalla carpetta di carta:<< Procediamo, grazie.>>
Prendo il lavoro e lo metto sotto al suo naso, raddrizzo la schiena, storco il muso a prescindere, giro il volto dall'altro lato col naso all'insù. ''Rincoglionito!" penso.

La sua aria diventa fresca, gentile, si illumina.
''Bene! Molto ma molto bene! Alla fine sei riuscita, vedo!"
''Bastava spiegarlo e non avrei nevrotizzato, ma vabbè, fa brodo''. Lo liquido.
quando finisce di controllare pignolamente il mio lavoro, inizia l'interrogatorio sul nucleo del lavoro effettivo: non ci credo! Ci siamo!
Soddisfattissimo e tutto illuminato perché temo di essere l'unica superstite a credere ancora in lui e il lavoro sull' alessitimia in mezzo a tutta quella gente, mi aggiunge un solo testo da procurare per questa volta e poi esordisce così: ''bene! Ce l'abbiamo fatta! Dalla prossima volta intanto finisci quello che devi fare e poi possiamo rimaneggiare l'indice!"
"Davvero?"
Fingo incredulità e soddisfazione mentre penso ''Davvero? Perché? Che diavolo ha l'indice che non va? NUOOOOO!"
E mentre ci stringiamo la mano, mando un paio di accidenti tra i denti e il sorriso da  1.000 euro e me ne vado.

L'avventura bibliografica

Un giorno, quando ancora ero piena d'aspettative, andai a chiedere la tesi.
Trovai davanti a me colui che era stato un esempio, un colosso della psicopatologia dello sviluppo, un pilastro portante della psicosomatica in Italia, dell'Alessitimia.

Quando finimmo di parlare, io ero alle stelle, non camminavo, fluttuavo.
Sapevo che avrei dovuto lavorare sodo, lui è una classe A, decisamente! Ma mi aveva detto ''Sì, puoi lavorare con me.''
Alla fine di quel colloquio, tornai a casa con una lista di otto libri da iniziare a fare; sei libri, disse lui ''Così inizi a ficcare il naso nel discorso alessitimia''.

Fatti i primi sei testi, tornai da lui, ma non avevo ancora nulla in mano per dire di essere davvero sua tesista.
Così mi disse con tono serioso che avrei dovuto iniziare a mettere ordine tra quei testi e tornare con una bibliografia stampata e impaginata. Naturalmente col materiale che avevo.
Aggiunse tre testi alla lista, che avrei potuto leggere nel frattempo. Poi disse che per essere davvero sua tesista, avrei dovuto portare un progetto nel quale avrei dovuto dimostrare ''il grado di autonomia che hai nel gestire concetti di psicopatologia dello sviluppo, psicosomatica e psicodinamica'' e che tale progetto poteva tuttavia essere elastico, avere un indice, una relazione e una bibliografia impaginata.

Fu fatto.
Non mi spiegò cosa o come avrei dovuto impaginare, questi sono affari dello studente palermitano che deve fare una tesi di psicologia...

Tornai e ritornai e poi di nuovo e poi ancora e ancora.
I dialoghi erano sempre meno gentili e via via che impaginavo la bibliografia, non era mai del tutto corretta e intanto cresceva in numero di testi da studiare ''Perchè nel frattempo devi studiare, non è che non leggi?''
''Li hai fatti tutti questi testi? E qui? Che hai combinato?...''

Insomma lui mi sa che nel frattempo è invecchiato e forse inizia ad avere un filo d'arteriosclerosi, io ho nevrotizzato un fatto che molto poco gentilmente fu fatto notare dal prof. così ''Tu non sai fare una bibliografia scientifica! Queste cose sono giustificabili per un romanzetto di Grisham ma non un testo di Cortina! E' diventato un fattore ossessivo, tu non hai le BASI per lavorare con ME!"
''Cosa? Ossessivo? Come?''
''Se continui così non ti faccio laureare! non ti laurei con me, hai capito?''

E l'aura di gentilezza e magnificenza che il docente aveva avuto nel mio immaginario fino ad allora, si era magicamente dileguata fino a sparire del tutto.

''Cioè mi faccia capire: IO non ho le basi perchè MAI nessuno mi ha spiegato come si fa una bibliografia scientifica? Mi sbaglio o ci vogliono massimo TRE e dico TRE minuti di concentrazione per un lavoro simile, mentre ci vogliono anni per leggere tutto sto materiale? Mi spieghi come la vuole una volta per tutte! Ma me lo dica però! "
Non soddisfatto mi chiede se la mia è una tesina di nuovo ordinamento, sminuendomi dicendo  "triennale?" con tono di snobbismo.
Inorridisco.
Mi vedo costretta a sfoderare la carta jolly: il mio temuto indirizzo di corso!
''Sono di Vecchio Ordinamento e ho finito tutte le materie del clinico! Io sono una studentessa di clinico! Ecco perchè non so come si fa una bibliografia, nonostante sia noto che NOI le sappiamo ben studiare! Noi di clinico! "
Riprende la provrbiale calma, mi da un paio di dritte su come stilare la biblio, e me ne vado.
Demoralizzata, arrabiata, delusa, nera.

domenica 5 dicembre 2010

L'ossessivo analizzabile


3.    L’ossessivo analizzabile

Quando nel libro postumo di Elizabeth R. Zetzel[1], pubblicato con la collaborazione di Meissner, si torna a parlare del tema dell’analizzabilità, si trovano confermati e precisati i punti di vista delineati sopra. Nel cap 14 la Z. riespone la sua teoria sull’analizzabilità della nevrosi ossessiva.
Innanzitutto sostiene che nel primo periodo di analisi il nevrotico analizzabile non ha difficoltà a entrare nella situazione analitica, ma difficilmente sviluppa una nevrosi di transfert franca e analizzabile. I pazienti isterici, invece, sviluppano facilmente e con rapidità una franca nevrosi di t., ma fanno fatica stabilire la situazione analitica (l’alleanza terapeutica). In altre parole, il nevrotico ossessivo ha difficoltà nello sviluppo del processo analitico e l’isterico nella situazione analitica.
Quel che è decisivo nel determinare l’analizzabilità dei pazienti ossessivi è che siano capaci di tollerare la situazione pulsionale, affinchè si costituisca la nevrosi di transfert senza che ne soffra l’alleanza terapeutica. In altre parole l’ossessivo deve poter tollerare il conflitto pulsionale tra amore e odio della nevrosi di transfert, distinguendolo dalla relazione analitica.
Così come i sintomi isterici non sono una provasufficente dell’analizzabilità, allo stesso modo non possiamo basare la nostra indicazione terapeutica sulla presenza di sintomi ossessivi. Lavorando col paziente ossessivo analizzabile, si vede sempre che aveva iniziato a stabilire una genuina relazione indipendente (diadica) con ciascun genitore e che i suoi problemi derivano dall’irrisolto conflitto triangolare edipico. Se, nello sviluppo del paziente le formazioni reattive, e, in generale le difese ossessive, sono apparse prima della situazione edipica genitale, allora egli sarà ossessivo, ma non analizzabile. Se queste difese si sono stabilite prematuramente, “è probabilmente impossibile che si sviluppi un’alleanza terapeutica sufficientemente salda che faciliterebbe lo smantellamento di difese relativamente rigide che sono mantenute con un investimento tanto intenso.” (1974, p. 322).


R. Horacio Etchegoyen (1986) , I fondamenti della tecnica psicoanalitica (pp. 49-50), Astrolabio, Roma, 1990.


[1] Elizabeth Zetzel è morta alla fine del 1970 all’età di 63 anni. Il libro è stato pubblicato nel 1974.

La buona isterica


2.    La buona isterica

La Zetzel, pertanto, sostiene che, sebbene l’isteria sia per eccellenza la nevrosi della fase genitale (o per meglio dire, fallica), molte volte è solo una facciata dietro alla quale l’analista forti fissazioni pregenitali che renderanno il suo lavoro sommamente difficile, quando non del tutto infruttuoso.
Con un certo humor essa ricorda una canzone infantile inglese in cui si dice che la bambina, quando è buona, è molto, molto buona, quando è cattiva, è terribile: proprio in queste due categorie si distinguono le donne isteriche, buone (analizzabili) e cattive (inanalizzabili).
In realtà, in rapporto all’analizzabilità, Zetzel distingue quattro forme cliniche di isteria femminile.
Il primo gruppo corrisponde alla buona isterica, la vera isterica che si presenta pronta per l’analisi. Si tratta in generale di una donna giovane che ha superato senza difficoltà l’adolescenza e ha completato gli studi. E’ vergine o ha avuto una vita sessuale insoddisfacente, senza essere frigida. Se si è sposata, non ha potuto realizzare perfettamente la sua vita di coppia, mentre in altre sfere può avere avuto risultati molto positivi (accademici, per esempio). Queste donne decidono di fare l’analisi quando comprendono, d’un tratto, che le loro difficoltà sono dentro loro stesse e non fuori. L’analisi mostra che a suo tempo la situazione edipica si è strutturata ma non si è potuta risolvere, molte volte per ostacoli esterni reali, come la perdita o la separazione dei genitori nel momento in cui la situazione edipica era all’acme.
Il secondo gruppo è quello dell’isterica potenzialmente buona. Si tratta di un gruppo clinico più eterogeneo di quello precedente, con sintomi differenti. Sono in genere donne un poco più giovani del primo gruppo e sempre più immature. Le difese ossessive egosintoniche che prestano unità e vigore alle donne del gruppo precedente, in questo gruppo non si sono strutturate soddisfacentemente, talchè in esso compaiono tratti passivi nella personalità e sono meno frequenti i risultati accademici o professionali. Quanto all’analisi, il problema maggiore qui è il periodo d’inizio, in cui possono sopraggiungere regressioni intense che impediscono di stabilire l’alleanza di lavoro, o può avvenire una fuga verso la guarigione, con una brusca interruzione. Se si riesce a schivare questi rischi, il processo analitico si svilupperà senza ulteriori inconvenienti e la fase terminale potrà essere risolta in forma soddisfacente.
Il terzo gruppo appartiene già alla ‘cosiddetta buona isterica’ che può essere analizzabile soltanto con un trattamento lungo e difficoltoso. Si tratta di caratteropatie depressive, in cui le pazienti, ogni volta che si son trovate ad affrontare una crisi vitale non hanno mai potuto mobilitare tutte le loro risorse o riserve. Qui, alla bassa autostima, si aggiungono il rifiuto della propria femminilità, la passività e l’abbandono. Nonostante queste difficoltà, si tratta di donne attraenti e con innegabili qualità, che celano la loro struttura depressiva depressiva con difese isteriche organizzate intorno alla seduzione e al fascino personale. Generalmente consultano l’analista più tardi dei gruppi precedenti, già logorate e con una considerevole perdita delle funzioni egoiche.
      Se queste pazienti entrano in analisi, mostrano ben presto la loro struttura depressiva, con una forte dipendenza e passività nei confronti dell’analista. Il processo analitico diventa difficile da condurre, in quanto la paziente non riesce a discriminare tra alleanza terapeutica e nevrosi di transfert. La fase finale dell’analisi comporta seri problemi che possono sfociare in un’analisi interminabile.
Il quarto gruppo comprende la ‘cosiddetta buona isterica’ più tipica ed estrema. Queste pazienti presentano quadri floridi con apparenti tratti genitali ma dimostrano nel trattamento un’ evidente incapacità a riconoscere e tollerare un’autentica situazione triangolare. Spesso il transfert assume precocemente un tono di intensa sessualizzazione che poggia su un desiderio tenace di ottenere una soddisfazione reale. Incapaci di distinguere la realtà esterna da quella interna, queste pazienti rendono impossibile l’alleanza terapeutica che è la base per instaurare una una nevrosi di transfert analizzabile. Nonostante l’apparenza, nonostante il manifesto erotismo, la struttura è pseudoedipica e pseudogenitale. Sono pazienti che tendono a sviluppare prematuramente un intenso transfert erotico, fin dai colloqui faccia a faccia. (…) La storia di queste persone, rivela alterazioni importanti negli anni infantili, come assenza o perdita di uno o entrambi i genitori nei primi quattro anni di vita, genitori gravemente malati e con un matrimonio infelice, prolungata infermità fisica nell’infanzia o assenza di significative relazioni oggettuali con adulti di ambo i sessi.


Tratto da: R.H. Etchegoyen (1986), I fondamenti della tecnica psicoanalitica (pp. 48-49), Atrolabio, Roma, 1990


Analizzabilità

Hetchegoyen scrive:


3 Analizzabilità


Nel capitolo precedente abbiamo visto che, in assenza di una controindicazione specifica e conclamata, la decisione di consigliare la psicoanalisi è sempre un processo complesso, in cui bisogna tener conto di una quantità di fattori nessuno dei quali è di per sé determinante, sebbene alcuni possano pesare piu di altri. L’indicazione nasce solo dopo un’attenta valutazione di tutti gli elementi. Vedremo subito che le cose sono ancora più complesse, perché a monte dell’indicazione stanno i concetti dell’analizzabilità e dell’accessibilità, che adesso discuteremo.
 
1.    Il concetto di Analizzabilità

Nel Simposio di Copenaghen è emersa, come abbiamo detto, una tendenza generale a limitare le indicazioni del trattamento psicoanalitico, tendenza che ah assunto la sua forma più definita nel concetto di ‘analizzabilità’, introdotto da Elizabeth R. Zetzel, uno dei portavoce più autorevoli della psicologia dell’Io. Si tratta del punto di arrivo di una lunga ricerca dell’autrice sul transfert e sull’alleanza terapeutica, ricerca iniziata con l’articolo del 1956 (presentato al Congresso di Ginevra) e sviluppata nelle relazioni ai tre congressi panamericani di psicanalisi che ebbe luogo in Messico (1964), a Buenos Aires (1966) e a New York (1969). Al terzo congresso, purtroppo l’ultimo della serie, ho avuto occasione di discutere con lei sulla prima seduta di analisi (Etchegoyen, 1969).
Anche se il lavoro che presentò a Copenaghen verte esclusivamente sull’isteria femminile, esso si fonda su criteri che segnano i limiti dell’analizzabilità in generale (Zetzel, 1968).
Il punto di partenza di E. Zetzel è che le relazioni oggettuali si stabiliscono ‘prima’ della situazione edipica, quindi, il bambino stabilisce una relazione oggettuale bipersonale con la madre e con il padre, che sono indipendenti tra loro. Consolidare questo tipo di legame è un requisito indispensabile perché dopo si possa affrontare la relazione triangolare nel complesso di Edipo. Per definizione nel nevrotico ciò che fallisce è proprio la relazione edipica, quella che nell’analisi ricompare, grazie alla regressione, come nevrosi di transfert. Per la Zetzel (come per Goodman) la nevrosi di transfert riproduce il complesso di Edipo,  mentre l’alleanza terapeutica è pregenitale e diadica (1966, p. 79).
Stabilire con la madre e con il padre delle relazioni diadiche stabili e indipendenti tra loro, crea le condizioni per accedere alla situazione edipica (e, nel migliore dei casi, risolverla) con una ‘fiducia di base’ (Erickson) ben consolidata, giacchè equivale alla capacità di distinguere tra realtà esterna e realtà interna. E’ evidente che nel trattamento psicoanalitico tale capacità è importane quanto quella di saper distinguere tra la nevrosi di transfert e l’alleanza terapeutica, e che entrambe si accompagnano ad una buona capacità di saper gestire l’angoscia e la depressione collegate al complesso di Edipo, per cui diventa possibile rinunciare ad esso, superarlo. In questo senso la Zetzel (1966, p. 77) stabilisce un collegamento tra le sue idee e lo stadio della ‘fiducia di base’ di Erickson (1950), come pure con il concetto di posizione depressiva di Melanie Klein (1935, 1940).
Le persone che non hanno potuto compiere questi passi decisivi dello sviluppo saranno inanalizzabili, in quanto tenderanno continuamente a confondere l’analista come persona reale con le imago trasferite su di lui.
Nei primi due congressi panamericani la Z. ha formulato molto chiaramente i criteri di analizzabilità. Il suo lavoro ‘’The Analytic Situation’’ (1964), presentato al primo congresso (Messico, 1964) e pubblicato due anni dopo da R.E. Litman, enumera come segue le funzioni fondamentali per sviluppare l’alleanza terapeutica: 1) la capacità di mantenere la fiducia di base in assenza di una gratificazione immediata; 2) la capacità di mantenere la discriminazione tra l’oggetto e il sé in assenza dell’oggetto necessario; 3) la capacità potenziale di ammettere le limitazioni della realtà.
 

Tratto da: R. H. Etchegoyen (1986), I fondamenti della tecnica psicoanalitica (pp. 47-48),  Astrolabio, Roma, 1990.

Considerazione introduttiva

Da un pò di tempo noto che alcuni concetti, oltre a non essere di facile manipolazione, sono irreperibili, soprattutto via web.
E' il caso della ''buona isterica" di Elizabeth R. Zetzel.
Questo concetto, magari un pò obsoleto, ha segnato le sorti dell'alleanza terapeutica e della nevrosi di transfert.
E' il caso di dire che senza i concetti di:
- alleanza terapeutica
- nevrosi di tranfert
- analizzabilità
- accessbilità
la buona isterica della Zetzel perde di senso.
A causa della pochezza informativa che ho visto sul web, riporterò di seguito le parole di H. Etchegoyen, autore che con la sua ''Tecnica psicoanalitica'' (ricordo che attualmente è la terza Opera Psicanalitica scritta ad una mano che tratta della tecnica classica in maniera completa), ha segnato un pò il decorso della mia istruzione personale.
Spero che la lettura dei soli tre post che riporto, possa essere utile a qualcuno che si chieda che cos'è questa benedetta buona isterica.

sabato 13 novembre 2010

La Maga

Mamma mi passa il telefono dicendomi di stare ad ascoltare la storia di questa signora in cerca di aiuto:

-Pronto?
- Sei tu la dott.ssa?
- Ehm, 'nsomma...mica esatto... comunque, dica pure.
- Ho avuto e ho un problema e mi serve aiuto.
- Non ne dubito...
- Di recente ho perso dei gioielli che erano molto preziosi e avevano un valore anche molto affettivo, perchè li aveva regalati la mamma prima di morire ai miei figli- e bla bla bla, mi metto subito in modalità pisolino mentre la signora minuziosamente racconta la storia dei gioielli di famiglia e delle sventure ad essi legati.
Mi dice quanti furti ha subito, chi è stato (dato interessante visto che se fosse così poteva riprenderseli) e mi dice che è già la seconda volta che perde dei gioielli così preziosi.
Ma, mentre i primi ha deciso che erano stati trafugati da non ho capito bene chi, questi secondi è sicurissima di averli conservati in un posto X e adesso non si riescono a trovare.

Dopo la terza ripetizione, chiedo soavemente:
- Bene signora, e io, in cosa posso esserle utile?
- Tu mi devi dire se questi gioielli si trovano in casa, oppure no!
Dopo un attimo di mezzo smarrimento riprendo la mia seppur poca lucidità, e metto in chiaro che me ne lavo le mani in termini mezzi tecnici.
Dopodicchè, vista l'impossibilità di scoppiare in una fragorosa risata, dico alla signora che in questi casi conviene fare un nodo al fazzoletto e una preghiera a S.Antonio, metodo un pò obsoleto, ma assicuro, la spiegazione è proprio scientifica!

Promemoria

- Sistemare i bottoni
- Decidere di mettere altre gif.
- Sistemare footer.
- Varie

mercoledì 10 novembre 2010

e se invece lo voglio mettere come divisor?





proviamo ancora...




proviamo questa funzione di glogger...
mah...
dove la devo mettere la didascalia? °_°

lunedì 8 novembre 2010

Vedo e provvedo

Il 16 07 '10, scrivevo su http://cinicalessitimica.iobloggo.com/

''Ho finito l'indice!
O meglio, è solo il primo indice che ancora andrà modificato in corso d'opera.
Che non è che abbia fatto chissà che, però la VEDO!  ho la visione globale del lavoro della mia vita!
Eh sì, lo so, al giorno d'oggi una tesi è solo una tesi, non è un libro e non è altro nulla di che.
Ma io in questo lavoro credo tantissimo ed è l'argomento a cui anelo da anni.
L'ho incubato per così tanto tempo che adesso finalmente ne ho la visione globale e per di più, spero di inserire una parte a cui ho dedicato negli anni tempo, pazienza e frustrazioni, tante frustrazioni!
L' Arte!
E poi ci sono i sottoparagrafi, e poi le appendici e poi le ricerche in appendice....
E' un lavoraccio e io lo so e nessuno al giorno d'oggi si sogna di farlo, l'importante è laurearsi e via.
A me invece non importa, so che ci ho dedicato gli anni e poi andrò a zappare, non m'importa, ma l'entusiasmo di vivermi st'esperienza come la voglio io e come io l'ho immaginata per anni, è qualcosa di impagabile!
E oggi sono contenta e non mi interessa di nulla...
Spero solo che l'egregio aggradi e così via col primo capitolo!

The show must go on!''

*promemoria di buoni propositi e ricche aspettative che vengono di routine prese a sassate così che possapassare la voglia di alzarsi al mattino e dormire la sera.

venerdì 29 ottobre 2010

che stress!

dovrebbe essere una cosa divertente sistemarsi i template per il proprio blog.
Invece è stressante tanto quanto studiare!

mercoledì 30 giugno 2010

Colloquio 1

Un setting decisamente fuori dal comune, la scala d'emergenza dell'edificio 15, mentre l'egregio si fuma una sigaretta di tabacco e io spengo la mia più per soggezione che per consumazione.
Si gira e dice:
C:- chi è il prossimo?
io:- sarei io... ma... non entriamo?
C:- no fa caldo, stiamo qui. E allora, mi dica.
espongo il mio discorsetto in meno di tre minuti e la mia preoccupazione che l'argomento sia già obsoleto visto il tempo che è passato dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Mi risponde:
-Beh non è che gli argomenti passano di moda! Però deve studiare, studiare, studiare...
e mi scrive un'altra caterva di libri non contento di quelli precedenti.

Certo, penso, non passano di moda, allora possiamo pettinar le bambole ancora 10 anni. No, buono a sapersi dico. Nel frattempo aspetto la pensione sociale...

che bella l'università...

venerdì 11 giugno 2010

Intro

''Se il pensiero non è misurato dall'estremo che elude il concetto, condivide fin dall'inizio la natura dell'accompagnamento musicale con cui le SS amavano coprire le grida delle loro vittime''.
T . Adorno.


Ps: se sperate in parole di facile comprensione, è chiaro che qui siete altamente fuori luogo.

mercoledì 26 maggio 2010

Progetto e riprogetto

Sto leggendo qui e lì in maniera sparsa parte della bibliografia che ho a casa da ben 8 mesi, chiaramente a prendere polvere.
Mi rendo conto, adesso che in maniera sparsa faccio qui e li con la testa per vedere più o meno di che si tratta, che la mia stanchezza è principalmente dovuta ad una sconfortante sensazione di routine, monotonia, noia.
Noia perchè, udite udite, non c'è scritto NULLA e dico NULLA di cui  già non fossi a conoscenza.
E allora?
Magnifico, direte voi, hai tutto in testa, perfetto.
Come no.
No.


Quando mesi e mesi fa parlai con l'esimio per concordare qualcosa relativo alla mia amata alessitimia, egli esordì così:- Ti prendi i titoli di questi 16 libri, te li leggi, ed inizi a ficcare il naso nel discorso alessitimia.
Ma.
Voglio vedere che capacità di autonomia hai sia con la psicodinamica che con la  psicopatologia dello sviluppo.
Ci rivediamo quando avrai abbozzato qualcosa.-

E sono sparita per un anno.
Lì per lì, gli stavo dicendo che io SONO la psicodinamica e che la potevo sputare in faccia a Bion in persona, tsè.
Per non parlare dell'articolarsi dello sviluppo libidinoso del perverso polimorfo (ho solo detto bambino).
Col senno di poi mi rendo conto che è un discorso che avrei potuto fare, magari cambiavo il termine ''sputare'' con ''me la posso cavare'', o ''umilmente dissento, credo di potercela fare''.
Ecc.
Ma allora perchè?
Cos'è che mi ha fatto retrocedere?
Cerco questo nodo da un anno e la metto MALE: sono o non sono in grado di articolare 5 e dico 5 concetti in croce e farne 180 pagine per un discorso di cui ho le palle piene?
Le palle piene, altro che ficcare il naso!
...

martedì 25 maggio 2010

Ricomincio da una mail

Sono giorni che devo scrivere quella benedetta e-mail al benedetto prof. e, com'è da copione, non mi ricordo nemmeno come si fa.
Comunque devo provarci, devo iniziare e quindi via, inizio.
Inizio.
Che bell'inizio, non c'è male.
Aiuto...
Via!

"Egregio prof. C.
(il prof veramente è Chiarissimo, però mi pare suoni male...)
Chiarissimo prof C.
No.
Illustrissimo prof.
macchè.
Esimio gent.mo, ill.mo, egregio prof C.
(uahahhah! Scusi se esisto eh....)
Immagino la scena di quando ci rivedremo, se accadrà, sarà più o meno così:





 

Ps: grazie a Stella, ho deciso di iniziare la mail con
Gentilissimo prof. C.
Senza punti che fanno venire i pruriti.

giovedì 20 maggio 2010

Flashback

Ho dimenticato di dirti che quella notte, tu appoggiasti la mano su di me e io, misi la mia mano sulla tua.
Non fu nulla di che, ma appena ti sentisti sfiorare, mi stringesti la mano, come quando si dice tra le dita 'io ci sarò per sempre, ora che ci sei, non scapperai mai. Perdonami se non ti dico tutto, se ti ho fatto piangere. Se piangerai. ''.
Quindi ripresi a piangere. In silenzio.
Fino al mattino.
E quell'attimo per me è ancora lì.

sabato 15 maggio 2010

Transfert erotico

Figlia:- Papà ti presento il mio nuovo fidanzato!

Cala una coltre silenziosa.
1 minuto di silenzio ancora e poi riparte il dialogo.

Papà:- Ma ha solo dieci anni meno di me? Potrebbe essere mio fratello!
Figlia:- Embè? Ha solo 20 anni più di me! Ma scusa papi, e tutte quelle cose che mi dicevi della donna a 18 e dell'uomo a 38 allora?
Lo vedi? Le prendo alla lettera!
Papà:- A 28! Che 38?
E poi hai 30'anni e il mondo è pieno di imbecilli della tua età! Mi presenti uno che prende la pillola per la pressione alta? Magari ha pure la prostata...
Se ti fai bene il conto e sopratutto, a guardarlo bene, sembra più vecchio di me,  o tuo zio!
...il suo professore di matematica mi presenta, sta scema! 

figlia:- Ma io lo amo! (E poi vedi come ho recuperato, in matematica?)

papà :- Ha tutti i capelli bianchi! Manco tuo zio!

Figlia:- e vabbè papi, ma il fatto che lo zio senza capelli non vuol dire forse che gli siano caduti prima di diventargli bianchi?
Anche il mio ex che tanto amavi e aveva la mia età, è SENZA un pelo! E sai che ti dico?
I capelli che gli sono caduti dalla testa gli si sono pure appiccicati nelle spalle! Stacci tu se ti piace così tanto!

Papà:- Ma perchè non ti ho mandato a fare la parrucchiera come mi consigliava tua nonna? Ah buonanima, chissà cosa penserebbe di TE, adesso!
Figlia:- Ma papi.... il nostro E' amore!

L'intruso:- Va bene, io devo andare a lavorare, ci vediamo presto è stato un piacere. Ciao amore...

martedì 20 aprile 2010

A te che sei

"C'è un posto che non ha eguali sulla terra... Questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma di meraviglie mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio. E per fortuna... io lo sono."

E saremo vecchi, a raccogliere bacche e accendere il fuoco.
Poi non dire che non ti penso, matto.

mercoledì 24 marzo 2010

E' Primaveraaaa

Oggi ho studiato. Sì.
Eh me l'ero promesso, da lunedì si ricomincia a studiare, mi ero detta, l'avevo anche scritto qui.
E così, la mia amica passa di qui e ce ne andiamo in campagna.
Infatti ho studiato in campagna. L'aria aperta frizzantina, i fiori di campo, gli ulivi tutti puliti e le margherite per giocare a m'ama non m'ama, sennò a che servono le margherite?
Insomma ci voleva proprio.
Abbiamo deciso dove fare l'orto e iniziare a giocare alle belle agricoltrici, si dice così, no?
Ah, sì, abbiamo anche studiato cosa mettere all'inizio e quando piantare in basilico. Per quello c'è sempre tempo, vero.
Ho raccolto tantissimi fiori di campo, bulbose che non conosco e che sembrano gladioli ma selvatici.
Macchè, aspettate ancora che vi parli di Freud? Ah non avevate capito che ero andata a studiare come zappare la terra?

*Post spostato da  http://cinicalessitimica.iobloggo.com/

sabato 20 marzo 2010

 
Ripropongo questo perchè esattamente come lui, ho milioni di idee: conducono tutte a morte certa!
Avevo detto quel giorno:

Da lunedì pronti per il botto finale!
Sarà la fine davvero? 
Riuscirà la nostra eroina ad essere coerente? 
Ok, potete ridere.
Nel frattempo a me, viene da piangere. 





domenica 28 febbraio 2010

Beata ingenuità

domenica, 28 febbraio.
Ok , ok,  ok!
Sono depressa! E’ vero, verissimo e nessuno lo può negare.
Ma dico, se non lo fossi ci diventerei per forza di causa maggiore!
Vi prego salvatemi! Ho un problema serio!
La nuova amica vicina di casa!
Lei Ada! (diminutivo del suo nome di battesimo, peraltro altisonante!)
 Si profila insinuosa nella mia vita già abbastanza piatta.
Sì, carina, molto vivace, troppo allegra, troppo!
Lei, con tante belle caratteristiche, socievole, solare e… chiacchierona!
Si arma di buona volontà e passa del tempo (prezioso!) con me, ma dico, io sono depressa, cosa ci fa con me?
Manco parlo più, non emetto suoni, mi do al mutismo selettivo. Al silenzio rituale. Io, logorroica per traumi infantili.

E perché? Perché ha deciso che la sua opera buona, quest’anno, è salvare ME dalla depressione!
E viene per il solito caffè alle ore 14.15, puntuale come Kant, fino a tempo indeterminato.
Fa le tende. Parla, parla, parla. E poi parla.
Sì ma parlare dei suoi orrendi capelli non è SOLARE! E’ Macabro!

L’ultima novità è che da qualche settimana passa all’improvviso, viene, alle 11, le 12, 13, 14, 15. Arriva dietro le mie spalle con un gentile vocalizzo della sua voce sotto al mio balcone e dice ‘’Tesooooroooo!”

Stamattina ha fatto l’amplain, viene verso le 12, mi dice che rai 2 è mostruosamente oscurata a casa sua e quindi non può vedere la classifica di Fox, oh mica pizza e fichi, e quindi se ‘per cortesia tesoro, non è che te la guarderesti tu al posto mio e mi dici bilancia e pesci come sono messi?’
(MALISSIMO mi verrebbe da gridare, ma il contegno è la virtù dei santi, quindi taccio.)

Alle 12.40 telefona da num wind incognito: ‘’Tesoro com’è la classifica?!”
“Oh cara! Sono così sbadata che me ne sono dimenticata!”
“Va bene tesoro, non ti preoccupare non è un problema, più tardi vengo, verso le 15.30 perché sei sempre in ritardo, e porto il mio pc a casa tua così passiamo tutto il pomeriggio insieme che mi devo sistemare la FARMVILLE!”
“Ma..ma…ma…”
Ha staccato.
 Adesso rischio il suicidio. O la Psicopatia.
 PS: Ah dimenticavo, la gente non è discreta. Decisamente non lo è.
PPS: Tu che ti lamentavi tanto della mia indiscrezione e della mia invadenza, vorrei sapere proprio con quale faccia lo pensavi?
E’ evidente che il tuo essere antisociale l’hai confuso con l’eremitaggio.
Ma ti presenterò Ada, non temere!
O almeno, te la auguro!

*Post spostato da http://cinicalessitimica.iobloggo.com