mercoledì 14 dicembre 2011

E' quasi magia Giorgio!

Entriamo in una sala in cui regna l'extralusso, musica classica e depliant con brevi spiegazioni di accessi ai vari master e specializzazioni della scuola in questione.
Veniamo ricevuti da alcune donne, gonna corta e tacco alto (alle 11.00 del mattino!) che al confronto le veline possono vergognarsi, saliamo al piano superiore: un secondo scenario ultra lussuoso si profila davanti a noi, con tanto di libreria semovente nella quale si infila una delle donnine per prendere qualcosa come dei documenti...
Intuisco solo in un secondo momento che si tratta di psicoterapeute docenti della scuola, di cui una porta lo stesso cognome del Maestro che avremo l'onore (e l'onere) di vedere all'Opera, quando si struttura l'Open Day vero e proprio.
Trepidanti di iniziare un 'confronto interattivo', una delle docenti Barbie standard pone una domanda, anzi no, LA domanda: ''quanti di voi hanno letto i libri di N.?'' Tutta l'ala sinistra alza la mano. ''Chi ha letto i libri consigliati in bibliografia per l'invito?'' Tutta l'ala sinistra e l'ala destra alzano la mano.
''Chi non ha letto niente?'', io e la mia amica alziamo la mano.
Bene, vista la posizione di svantaggio in cui vertiamo io e lei, il 'dialogo' inizia proprio indicando me: Doc:- Cosa vi conduce fin qui?
io:- Sto attraversando un momento in cui devo/vorrei definire la mia dimensione di marketing nello scenario psicoerapeutico italiano e voglio farmi un'idea globale e completa per un mio investimento.
(16.000 euro divisi in 4 anni più spese varie per il corso di formazione mi sembrano una cifra degna di essere definita ''marketing'', ma questo termine viene subito bollato da Barbie girl come ''cinico'', ''crudo'', ''cattivo'', quasi... ''perfido''... perché ''uno psicoterapeuta è uno stratega, sempre!" A questo punto mi chiedo quanto 'costa' lei, visto che la parola marketing sembra tanto fuori luogo...).
Interrompe il piacevole scambio di opinioni il dott. Giorgio in persona (il Maestro!) che esorta a iniziare la giornata con la visione dei casi clinici da lui stesso trattati affiancato dagli studenti-belle statuine* di ultimo anno.

''Il metodo N. è un'evoluzione della scuola di Palo Alto e riprende parte della Gestalt di Wundt e Brentano, ma prende le distanze dalla psichiatria, dalla psicoanalisi (qui mi gratto), dal mondo medico, e dal comportamentismo e cognitivismo, nonostante ne sincretizzi qualcosa (cosa?)''

A questo punto mi si chiarisce un punto fondamentale: sono approdata sul set reale e parallelo di Vanilla Sky: la realtà è tutta questione di ''percezione''!
Da qui in poi mi è impossibile spiegare parte del metodo che ho avuto modo di visionare  perché, di fatto, è molto complicato, soprattutto per i non addetti ai lavori, vi basti sapere quanto segue:
- tutto (o quasi) può passare in dieci sedute di psicoterapia*
- se oltre queste dieci sedute non è ancora avvenuto ''lo sblocco''  o ''il cambiamento'' (così da loro definito), il terapeuta ha l'obbligo di rimandare il paziente da un altro collega (stessa scuola, stesso metodo, ovviamente!)
- se il paziente si rende conto di avere a monte del problema che porta inizialmente, un altro problema ''si apre un'altra scatola e si richiedono altre sedute per un nuovo trattamento''
- anche un malato terminale di cancro, o un familiare dello stesso può ''percepire il tempo che gli resa come il miglior tempo possibile'' (segue sorriso da diecimila euro della Lady doc contro mascella per terra della mia amica)
- se un tossicodipendente non smette di drogarsi... NO TERAPIA! (Indovinate un pò? viene rimesso ad una di quelle pessime comunità! Oooh!)
- nella media, tutte le addiction (dipendenze) passano alla svelta
- varie ed eventuali.

In pochissime parole: un sintomo viene spostato su un'altra parte della struttura percettiva dell'Io e per quei fessi degli psicoanalisti classici a cui piace menarsela tanto, tornerà in circolo nel complesso energetico psichico, ergo, si rimanifesterà con un altro problema!

A questo serve ''l'Ipnosi senza trance'' che di fatto esiste ed è una tecnica seria ed efficace, e, di fatto, mi sono chiesta se è giusto trattare il subliminale di un essere umano a sua insaputa inducendolo, seppur a fin di bene, a percepire una realtà paradossalmente altra dalla Sua.
Mi sono chiesta: ma la pubblicità non agiva allo stesso modo finché in Italia è stato vietato l'uso del messaggio subliminale?
(E' chiaro che si tratta di tecniche minimamente differenti ed è altrettanto chiaro che se uno vuole subire il subliminale è un suo diritto esercitarlo, in scienza e coscienza!).

Il mio percorso di visione all'interno della bottega di Alì Babà si conclude con la fatidica domanda: '' Prof. N., avete parlato di comunicazione, di percezione, di emozione: come mette in relazione il suo mirabile metodo con l'alessitimia?''
Apprendo in quel momento l'Ira di Idra:
N.-''Che cosa vuol dire A L E S S I T I M I A ?''
io: (rispondo)
N.:-"E chi ha coniato tale termine?''
io:-(rispondo)
e così via per l'approccio, per il periodo storico e il significato del costrutto, segue:
N.:-E quindi? NON E S I S T E!
io:- (A ME!?) Bene, mi basta.
N:-  dica a questa gente che inventa stupidaggini che studino meglio, MOLTO meglio la psicofisiologia dell'essere umano!

***
Irritata ma anche molto divertita, corro dal mio Chiarissimo/Spett.Le Prof. a raccontare l'accaduto.
Trovate qui la sua risposta.


A bientôt.

*Ogni psicoterapeuta sulle prime fa la bella statuina, solitamente in affiancamento.




martedì 13 dicembre 2011

Chiarissimo/Spett.le Prof., che ne pensa di..?

''Immagino si sia aperta una voragine!
Ahahahahahahahahahahahahah!
Ahahahahahahahahahahahahah!
Ahahahahahahahahahahahahaha!
E che vuoi farci?
Nella vita... c'è di tutto!
Ahahahahahahahahahahahahahah!
Ahahahahahahahahahahahahaha!
Ahahahahahahahahahahahahaha!

lunedì 22 agosto 2011

Dal tramonto all'alba



Il travaglio è  iniziato ieri pomeriggio accompagnato dalla serie di comportamenti specie-specifici: la ricerca del nido, la preferenza per un luogo preciso, l’attesa di una posizione ottimale…
Non voleva essere lasciata da sola e si faceva capire alla perfezione. L’attaccamento verso le figure affettive,  credo sia calzante.  Prima ha pensato solo per sé, poi ha capito come doveva continuare, alla fine erano tutti attaccati al latte, sordi e ciechi, mossi solo dalla loro ‘fame’, incredibilmente competitivi, tutti neri -perché lei è così daVk!- ma puliti e costantemente accuditi.
Una memoria impressionante, una consapevolezza istintiva incredibile.
Sono nati, sono in cinque e sono meravigliosi!

Abemus Titini! 

sabato 13 agosto 2011

L'esoterista antisociale 2


Proseguo un discorso che avevo iniziato *qui*.
E’ a monte di quanto detto che il quadro schizotipico sembrerebbe essere più indicato a definire l’insofferenza per il prossimo da parte dell’esoterista. In questo senso, l’individuo rivolto all’introspezione con propensione per argomenti spirituali, utilizzerebbe il ritiro e l’isolamento come meccanismi d’azione/difensivi per separarsi dagli altri pur mantenendo un forte ancoraggio alla realtà. Estremizzando il concetto, la realtà viene vissuta come aggressiva ed ostile e  l’Altro non viene percepito come  idoneo a contenere il proprio Sé su diversi livelli: emotivo, sentimentale, cognitivo, comportamentale, ideologico, ecc.
 Il comportamento violento non è, per lo più, contemplato da un punto di vista reale ma si limita alla sfera dei pensieri o dell’azione verbale. Difficilmente passa all’atto.
L’esoterista non ha interesse al convincimento, al raggiro, alla manipolazione mentale, anzi, tende al silenzio e alla continua ricerca, comportamento che si sposa bene con l’attitudine allo studio dello studente efficace (a volte il secchione) che si inscrive nell’ambito delle schizotipie.
Il rifiuto, la chiusura, l’apatia dello schizoide, sono le stesse variabili dell’Isolamento e del Ritiro riconducibili all’estrema sensibilità, a volte nervosa[1], caratteristica di questi individui e contingente a quella dell’esoterista/spiritualista.
In ultimo, a completare il quadro di personalità tipico dell’esoterista, a mio avviso è la Sublimazione.
La Sublimazione è secondo Freud, il meccanismo di difesa più puro e più evoluto dell’essere umano, in grado di trasformare le pulsioni aggressive, invidiose, ma anche quelle erotiche e libidiche, in qualcosa di ‘costruttivo e creativo’ che possono essere l’Arte o la Filosofia. Ma questa è un’altra storia.

***
Bibliografia


  • DSM-IV-TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2001), Masson, Roma, 2001.
  • Freud A. (1936), L’Io e i meccanismi di difesa, Giunti Editore, Milano, 1997.
  • Gabbard Glenn O. (2007), Psichiatria psicodinamica, Cortina Raffaello, Milano, 2007
  • Mc Williams N. (1999), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1999.



[1] N.  Mc Williams definisce la ‘’sensibilità’’ del bambino schizoide inconfondibile sin dalla nascita: si tratta, infatti, di un bambino estremamente delicato e sensibile agli stimoli ambientali, irritabile e irascibile al minimo rumore o luce troppo forte. La sensibilità nervosa è inquadrata dalla stessa autrice nel detto ‘’avere i nervi a fior di pelle’’.
Gabard (et altri) hanno confermato il gradiente nervoso della sensibilità in questione.

lunedì 9 maggio 2011

09 05 1978

Per non dimenticare, lo dico così. 

 


''Ciuri chi nasci, ciuri chi crisci, ciuri chi mori,
chianci la terra, chianci lu cori'' 


Maggio è un  mese speciale, a Palermo. 

''La mafia è una montagna di merda''. 
--P. Impastato, 05 01 1948 - 09 05 1978

domenica 8 maggio 2011

L’ESOTERISTA 'ANTISOCIALE'.

 

"L'odio è un veleno prezioso più caro di quello dei Borgia; perchè è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari."

-- C. Baudelaire

 ***
N.B.: La psicologia non si è mai occupata di stabilire delle differenze o dei tratti distintivi precisi dello Spiritualista, tuttavia è possibile tracciare un filo conduttore di alcune attitudini specifiche degli individui che ricercano – o si ricercano – in ambito spirituale.
Vista la carenza con cui la psicanalisi ha definito determinate attitudini più proprie dello spirito che della psiche, userò indistintamente i termini spirituale, spiritualista, esoterista, e tutto ciò che in altri ambiti può essere definito come magico.
Va detto, altresì, che magico è l’unico termine che non userò, in quanto per la psicologia rappresenta qualcosa di molto specifico che esula dal discorso che farò. In particolare- in brevissimo- , è una forma di pensiero che è completamente sganciato dalla realtà, è atipico, bizzarro, alogico. 

*** 

 Non è difficile, al giorno d’oggi, trovarsi di fronte a chi, per i più svariati motivi, si ritiene di essere antisociale, in quanto insofferente della presenza di altra gente che non ‘’tiene il passo’’ o, nella migliore delle ipotesi, semplicemente non instaura quell’affinità relazionale che consente uno scambio umano, anche di comune portata.
La mia scuola di pensiero mi ha influenzata a tal punto da non farmi leggere tra le righe di questi semplici accadimenti quotidiani, quell’antisocialità di cui si farnetica e che troppo spesso mi succede di leggere o ascoltare in giro. Per questi motivi ho deciso di approfondire l’argomento.

Ho notato che i più antisociali di tutti sembrano essere gli esoteristi, delle più svariate linee di pensiero o condotta, o coloro, in generale, che dedicano gran parte della loro esistenza alla propria ricerca spirituale.
 Si sta sempre più consolidando un’idea ‘selettiva’ di relazione, a buon motivo, per carità, attribuendosi la caratteristica ‘antisocialità’.

Questo è un errore di definizione. 

 Le parole adatte a definire il tipico comportamento selettivo dell’individuo che tende da un lato a ricercare se stesso tramite la spiritualità, dall’altro ad allontanarsi per conseguenza logica dalla ‘massa’, sono ‘’Ritiro’’ e "Isolamento" e non sono tipici del quadro Antisociale della Personalità, bensì del quadro Schizotipico. Badate, parlo di Quadro, non di Disturbo. 

 L’antisocialità è caratterizzata da una pulsione estremamente aggressiva nei confronti dell’Altro, talmente da riuscire a passare all’atto (acting out) violento senza troppe preoccupazioni. E non è ancora ciò che fa la differenza tra l’Antisocialità e l’Isolamento dello spiritualista.
Nell’Antisocialità sono totalmente carenti due fattori determinanti: l’Empatia e la Morale.
Il deterrente definitivo dell’Antisocialità è un meccanismo di difesa, particolarmente arcaico, noto come Controllo Onnipotente. L’Antisociale ha l’attitudine a raggirare l’Altro, a manipolare la mente dell’Altro ‘convincendolo’, appunto, evitando ogni forma di confronto, di dialogo, di condivisione.
L’Empatia (che è la capacità di monitorare il proprio apparato psichico in funzione a quello dell’Altro, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’Altro e da lì trovare dei feedback comunicativi su più livelli –verbali e non verbali-) è completamente assente nel quadro antisociale. E così l’antipatia (che è la componente antitetica dell’Empatia), come anche il gettonato odio. In realtà, per rispondere ad un quadro antisociale, bisognerebbe non provare veramente questo genere di sentimenti, o di emozioni, per arrivare ad uno stato d’animo del tutto freddo, calcolatore, mosso da una pseudo-coscienziosità che è solo la propria Onnipotenza.
 Non avrò mai spazio sufficiente, in ultimo, per poter esporre la variabile Morale che caratterizza il sentire dell’Antisociale in opposizione netta a quello dello Spiritualista.
Se lo spiritualista è mosso da una profonda morale in perenne sofisticazione, (personale o meno, ma difficilmente condivisa dalla maggioranza, in quanto più profonda a livello di  sistema di valori intrinseco e/o dottrinale, e ricerca di concetti sublimati: Giustizia Superiore, Dio, Uguaglianza, Dicotomia Bene/Male, ecc.), lo stesso non può dirsi per l’Antisociale.
Proprio la Morale mette in scacco l’Onnipotenza dell’Antisociale, che sia un quadro, un tratto, un disturbo. 
*** 
continua

*** 
DSM-IV-TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2001), Masson, Roma, 2001.

Freud A. (1936), L’Io e i meccanismi di difesa, Giunti Editore, Milano, 1997.

Gabbard Glenn O. (2007), Psichiatria psicodinamica, Cortina Raffaello, Milano,
2007.

Mc Williams N. (1999), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1999.
 
***

venerdì 15 aprile 2011

Sotto il segno della noia

Del difetto antisociale.

In un supermercato del paesello.
Avevo già annusato odore di conoscenze traverse e, come spesso accade, cercavo una scusa per tagliare corto e tornare in strada.

Mi avvicino alla cassa per pagare e, come volevasi dimostrare, la cassiera mi guarda squadrandomi da capo a piedi, infine mi chiede con inconfondibile dialetto locale molto cantilenato che innesca in me un meccanismo semi allucinatorio da serial killer in carriera:  ''Ma tu...sei la figlia di Mastro X?''[1]
Rispondo velocemente un pò scocciata come al mio solito ''Hum...no no, si sta confondendo con mia sorella...''
''Oh...mi scusi allora!''
'' Nessun problema. Arrivederci.''

Sorriso sornione, volto le spalle e torno in strada.

Mi ripeto che realizzerà, prima o poi, di non essere lei la personcina strana.
E ne gioirà, forse.




[1] Epiteto con il quale viene definito il mio genitore-padre sulla base del suo mestiere: anche questo modo di identificare la gente innesca nella sottoscritta strani istinti aggressivi.




giovedì 31 marzo 2011

emendamento pro-polemos

Ieri, ovunque ho letto
EMENDAMENTO ALLA CAMERA N. 1707: "NIENTE OBBLIGO DI ARRESTO PER CHI VERRÀ SORPRESO A COMPIERE VIOLENZE SESSUALI DI LIEVE ENTITA' VERSO MINORI". I FIRMATARI DELLA LEGGE: GASPARRI(PDL), BRICOLO(LEGA), QUAGLIARIELLO (PDL), CENTARO (PDL), BERSELLI (PDL), MAZZATORTA (LEGA), DIVINA (LEGA).

La notizia è sbagliata.
Il reato è di atto sessuale di lieve entità. 

L'informazione più dettagliata la trovate qui.

Lo scopo nel mio blog non è quello di vederci chiaro, né di sollevare un polverone su altra polvere.
E' solo per non dimenticare che annoto quanto trovo in giro.
E' solo per non dimenticare le parole incisive che riporto sotto, senza con questo entrare nel dettaglio di opinioni politiche varie.
Mai, da che ho memoria, ho visto un tale interesse di strada per la politica e le vicende 'mediatiche' di cui, ancora una volta, siamo bombardati.
Ma ieri sera, dopo il calderone informativo sull' emendamento salva pedofili, qualcosa è diventato più chiaro, per una volta, non potrei spiegarlo meglio di loro:



Bersani : "Perché Berlusconi sia andato oggi a fare i fuochi d'artificio, a comprare case, a comprare barconi, a mettere giù piani regolatori a Lampedusa l'abbiamo capito stamattina qui. Perché lui ha portato i riflettori là, ma il miracolo l'ha fatto qui, col processo breve. Lui là si compra la casa - ha affondato il leader del Pd - e qui s'è comprato il salvacondotto"


Casini: (...) ecco un "provvedimento per placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio. E' una vergogna"

 N.B.: carissimi Bersani e Casini, ho detto per una volta, non montatevi la testa.

giovedì 17 marzo 2011

Fratelli d'Italia

Viva viva L'Unità d'Italia quando  Bossi e quei pagliacci n cravattino verde  si permettono il lusso di fare gli 'anticostituzionalisti e quando QUESTO e' il governo che li rende ricchi e  consente loro di andarsi a prendere il caffè.

Viva l'Unità d'Italia quando i parlamentari si permettono di astenersi dal votare con tutti i soldi che prendono e non cambiano le carte in tavola e mi rappresentano.
A costo di dare la fiducia a quel pervertito.
Ma loro si astengono appellandosi al loro diritto.

Viva l'Unità d'Italia quando veline e calciatori sono ricchi mentre il popolo non fa la rivoluzione perché non ha lo spirito né la fame necessaria, ma i padri di famiglia si suicidano in silenzio perché non riescono a mandare avanti la baracca e vengono licenziati.
Non mi credete? 
Male.

 Viva l'Unità d'Italia quando le 'autorità indagano' e i carabinieri violentano le psicopatiche che si trovano in stato d'arresto momentaneo.

Viva l'Unità d'Italia per i cervelli in fuga e la mala sanità, quando donne partorienti muoiono in sale operatorie e parlamentari con neonati se ne vanno a pagliacciare in parlamento perchè perdono il posto. Eppure in Italia la maternità dovrebbe essere un diritto, almeno ancora oggi.

Viva l'Unità d'Italia che è stata fatta sulla base di brogli e imbrogli e nessuno la voleva, tranne un viscido chiamato Cavour e uno con la giubba rossa che per soldi ha venduto se stesso al reuccio.

Viva viva l'Inno Nazionale cantato negli stadi e durante i mondiali.

Viva l'Unità d'Italia quando in Sicilia, l'alternativa sarebbe stata la mafia.

Alternativa... ops, scusate la svista. Ho detto Sicilia.


sabato 5 marzo 2011


7. Natura e cultura

L’idea centrale di Money-Kirle è dunque che la conoscenza ha uno sviluppo, nel senso che esistono fattori endogeni ed esogeni, genetici e acquisiti che la determinano, che le danno impulso. La conoscenza non si presenta tutta insieme e per sempre, ma è un processo; e la funzione più importante dello psichismo è forse avvicinarsi alle fonti genetiche della conoscenza. Sembra anche che purtroppo una funzione fondamentale dello psichismo, sia deformare questa conoscenza primigenia e fondamentale, il che forse è solo un modo negativo per dire che l’uomo è un animale capace di formare simboli.
(…)
Con i suoi delicati strumenti psicoanalitici, Money-Kirle cerca di accertare che cos’è genetico, che cos’è acquisito e qual è la relazione tra i due tipi di elementi. Egli parte dal fatto che nasciamo con determinate preconcezioni nel senso di Bion (e anche nel senso etologico di conoscenza genetica) , e che queste preconcezioni devono unirsi, devono essere connesse con una determinata esperienza che Bion chiama realizzazione (realization)[1]. Vale a dire: data una determinata preconcezione che io ho, quando ne incontro un esempio nell’ambiente, io “realizzo” che questo è ciò che stavo cercando. E’ a questo punto che interviene la tesi di Schlick che conoscere è sempre ri-conoscere l’oggetto come appartenente ad una classe.
 Il concetto di classe è complesso, ma per comprendere il punto di vista di Money-Kirle, basta partire dal fatto che nelle cose della natura vi sono alcune caratteristiche comuni e questo è ciò che ci permette di fare classificazioni. Le classificazioni cambiano man mano che aumentano le nostre conoscenze, perché la conoscenza ci avvicina alle cosiddette classi naturali. (Si pensi per esempio alla classificazione di Linneo). Malgrado la denominazione, le classi ‘naturali’ si modificano continuamente perché, a mano a mano che è possibile comprendere meglio ciò che è sostanziale di una classe, possiamo definirla e caratterizzarla meglio. Nessuno metterebbe leoni e cammelli nella stessa categoria perché sono dello stesso colore, giacché vi sono altre caratteristiche, come quella dell’appartenenza agli erbivori o ai carnivori che sono più significativi. (…)
Money-Kirle studia la formazione del concetto e una delle sue tesi fondamentali è che essa può fallire per diverse ragioni che dipendono dall’individuo stesso e dall’ambiente. Se le ‘realizzazioni’ non sono molto efficaci (fattore esogeno) o se l’intolleranza al dolore è molto alta (fattore endogeno), compare una concreta volontà di disconoscere e, per questa ragione, i concetti che dovrebbero formarsi si trasformano in fraintendimenti.
Questa parte della teoria del fraintendimento è molto legata alla teoria della memoria e del riconoscimento. Qui riconoscimento ha il doppio senso di gratitudine, di essere riconoscente e di ricordo, giacché se mi ricordo di qualcosa posso riconoscerlo. Il riconoscimento è legato alla posizione depressiva perché determina la depressione, come pure la depressione determina la memoria. Come posso sentirmi depresso se non quando ricordo quel che avevo e che non ho più? E, viceversa, come può esserci ricordo se non a partire da un lutto per quello che non c’è? Così, dunque, i tre concetti, lutto, ricordo e tempo sono fondamentali e indispensabili in questa disciplina.


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.




[1] Il verbo inglese to realize vuol dire comprendere, o ‘rendersi conto di qualcosa’; da qui realization.

6. L’oggetto spurio

Quando la memoria e la perdita diventano intollerabili, l’oggetto buono non è più riconosciuto come tale e viene cambiato con un altro al quale sono erroneamente attribuite le virtù dell’originale. Il prototipo di questo modello patologico di sviluppo ci rimanda ancora una volta ai confusi ed esaltati sentimenti del bambino descritti da Meltzer nel 1966, ai quali ci siamo riferiti quando abbiamo parlato della base.
 Nel momento in cui il bambino piccolo concepisce il seno come un… ogetto da scartare!
Dai difetti nel comportamento del bambino, fino all’invidia endogena, molti fattori possono spiegare perché un individuo cerca un sostituto spurio per rimpiazzare un oggetto vero.
 Questo concetto permette di indagare con precisione e con minore investimento nel controtransfert, in quanto è evidente che il paziente cerca un oggetto spurio perché ha dimenticato quello autentico, perché non ha potuto aspettarlo e non è capace di riconoscerlo. (…)


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.


5. Le conoscenze fondamentali

‘’The Aim of Psycho-Analysis” (1971), uno degli ultimi studi di Money-Kirle, tratta delle possibili conoscenze che il menoma ci fornisce e ne propone tre: il riconoscimento del seno come oggetto supremamente buono, il riconoscimento del coito dei genitori come insuperabile atto creativo e il riconoscimento dell’inevitabilità del tempo e, infine, della morte. (…)


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.



4. Il sistema spazio-temporale

Il raggiungimento delle categorie di spazio e tempo secondo Money-Kirle.
Egli ritiene che nasciamo con una predisposizione a orientarci nei confronti della realtà e in ‘’Cognitive Development’’, si occupa dell’orientamento spaziale che ci guida verso una base.
La posizione di Money-Kirle è ben caratterizzata dal fatto che egli chiama base non qualcosa della persona, ma concretamente, l’oggetto. Psicologicamente, l’oggetto è l’origine delle coordinate cartesiane alla quale il soggetto ricorre sempre per orientarsi. La base dalla quale derivano tutte le altre è il primo oggetto che si delinea nella confusione sensoriale del neonato, cioè il seno, o, più specificamente, il capezzolo.
Lo sviluppo del sistema a partire dalla base è, come si comprende, dal seno alla madre, poi ai due genitori (complesso di Edipo), fratelli e famiglia, società.
L’orientamento verso la buona base si può perdere in varie maniere. A volte il bambino si identifica proiettivamente in modo totale per invidia o per cercare protezione di fronte al pericolo. In questi casi la confusione di identità e il processo può diventare cronico e molto sintonico se le circostanze della vita e le attitudini del soggetto lo permettono. In un lavoro precedente, Money-Kirle (1965) attribuì a questo meccanismo la megalomania e sostenne che l’uomo cominciò a usare gli indumenti per realizzare l’identificazione proiettiva con il suo animale totemico, cioè con i genitori. In un saggio del 1983, Jorge Ahumada sostiene che è importante scoprire nel materiale del paziente se l’analista è riconosciuto come base, cosa che spesso passa inosservata, giacché il paziente non può esprimerlo e l’analista da per scontato che egli esiste per l’altro. Molte volte, la mancanza della base, cioè di un seno capace di introiettare gli stati dolorosi, appare nel materiale come l’idea che l’analista è freddo e insensibile. (…) Ahumada sottolinea la necessità di distinguere l’identificazione proiettiva distruttiva dall’identificazine proiettiva disperata che è un tentativo di connessione (o di riconnessine) con la base.
 La buona base si può perdere anche quando viene confusa o scambiata con la cattiva. La base scambiata rappresenta semplicemente quella che non conviene al soggetto in quelle circostanze.
 Come terza possibilità Money-Kirle studia l’orientamento verso una base confusa e prende come paradigma il lavoro di Meltzer (1966) (…).
E’ bene rilevare che le idee di fraintendimento e di disorientamento hanno immediata e valida applicazione nella pratica. A volte nessuna interpretazione può essere più precisa di quella che consiste nel segnalare al paziente il suo disorientamento,  il modo in cui egli cerca ciò che in verità non gli conviene; e finché non interpretiamo questa ricerca sbagliata come l’errore fondamentale del paziente, probabilmente il disorientamento persisterà e il paziente continuerà a sbagliarsi; e anche noi sbaglieremo strada accompagnandolo con interpretazioni che toccheranno soltanto ciò che è contingente, non sostanziale.
Si può dire lo stesso per il fraintendimento. 


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.




3. Lo sviluppo del concetto

A differenza della raffinata griglia di Bion (…), Money-Kirle postula solo tre momenti, che sono: identificazione o rappresentazione concreta, rappresentazione ideografica e rappresentazione verbale.
La prima fase, l’identificazione concreta, non ha, rigorosamente parlando, possibilità di rappresentazione, giacchè la rappresentazione non si distingue dall’oggetto rappresentato. Questa idea coinciderebbe con quella che Freud chiamerebbe rappresentazione di cosa nell’inconscio. Money-Kirle cita il caso di un paziente che ebbe una serie di lievi episodi di ittero per una costrizione delle vie biliari. Per l’evoluzione del materiale, essi sembravano corrispondere al primo stadio della sua classificazione e poi si espressero chiaramente come materiale onirici. Money-Kirle sembra pensare che questi episodi fossero l’espressione fisiologica di quello che Hanna Segal (1957) denominò equazione simbolica (Money-Kirle, 1978, p. 422). Tanto la rappresentazione di cosa, quanto l’equazione simbolica corrispondono alla rappresentazione concreta.
Poi viene la  rappresentazione ideagrafica nella quale c’è già una prima distanza tra la cosa e il simbolo, come si osserva nei sogni. Lo stadio finale dello cognitivo, corrisponde alla rappresentazione verbale del pensiero cosciente. 


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.


 
2. La costruzione del concetto

 L’indagine di Money-Kirle si sviluppa in due aree, la costruzione del concetto e la localizzazione spazio-temporale dell’esperienza. In realtà non sono sostanzialmente diverse perché localizzare le esperienze presuppone la costruzione dei concetti di spazio e di tempo; evidentemente Money-Kirle propone di considerare indipendenti  queste due categorie in cui i fattori esperienziali secondo lui influiscono più decisamente. Tuttavia si vedrà che il cattivo orientamento verso l’oggetto (base), può essere legato a un concetto sbagliato della base, cioè che concezione e disposizione non sono facilmente separabili. A questo punto la ricerca di Money-Kirle può condensarsi in due parole: fraintendimento e disorientamento. Fraintendimento (misconception) riguarda la costruzione del concetto; disorientamento (disorientation) si riferisce alle categorie di spazio e tempo. Una delle tesi importanti, certamente originale, di Money-Kirle è che quando l’interazione tra l’informazione genetica e ciò che l’ambiente apporta non è adeguata, non risulta un vuoto nella conoscenza, ma una cattiva conoscenza. Questo viene detto fraintendimento.
Il concetto si costruisce nel punto d’incontro tra l’innato e l’esperienza. In questo l’autore segue l’idea di Bion di una preconcezione che si unisce a un fatto dell’esperienza (realization) per formare la concezione.
Sulla base delle teorie empiriche del filosofo Moritz Schlick  sulla costruzione della conoscenza, Money-Kirle ritiene che la conoscenza si costruisce assegnando ad un oggetto una classe d’appartenenza e quindi nasciamo con la capacità di associare un oggetto ad una classe di appartenenza (…) o di assegnare a certe classi i fatti dell’esperienza.
(…)
Siamo, quindi, programmati o predisposti a riconoscere e classificare  le ‘cose della vita’; questo sviluppo non è mai facile perché in noi opera anche una poderosa forza a disconoscere, a dimenticare, a ingannarci.
 Abbiamo gli strumenti adeguati  per conoscere la realtà, per classificare, i fatti dell’esperienza e tuttavia risulta che dobbiamo apprendere nuovamente quello che già sappiamo con uno sforzo arduo costante. Il fatto è che così come nasciamo, con un amore innato per la verità (istinto epistemofilico o legame k, per dirla nei termini di Bion), portiamo con noi anche la tendenza a deformarla nonappena ci sia d’ostacolo. In tal modo, e questa è un’altra tesi fondamentale di Money-kirle, quando non costruiamo il concetto giusto, la ragione non è solamente che l’ambiente ci ha privato delle esperienze (realizations) adeguate, ma anche che abbiamo una forte tendenza a deformare. Lo spirito umano ha una tendenza molto forte a non conoscere, a disconoscere. (…)
Il conflitto fondamentale dell’essere umano forse è, per Money-Kirle, quello che si pone tra un poderoso impulso a conoscere e quello non meno forte di disconoscere, di deformare i fatti della vita. Money-Kirle spiega questa tendenza a deformare con due strumenti teorici: il principio di piacere e l’invidia.
 Secondo il principio di piacere non si costruiscono concetti, ma coppie di concetti, perché ogni concetto, implicando sia esperienze piacevoli che spiacevoli, risulta automaticamente legato al doppio concetto di buono/cattivo.
 Se opera fortemente l’invidia, si formerà sicuramente il concetto cattivo, ma forse non il buono; e allora al suo posto appare un fraintendimento (misconception).
  La conoscenza è dolorosa perché è sempre legata all’assenza, alla mancanza. Se non venisse mai il momento in cui il seno manca, se il seno stesse perennemente nella bocca del bambino, non si formerebbero fraintendimenti riguardo ad esso; è il vuoto dell’assenza che si riempie di fraintendimenti. Anche se l’assenza è indispensabile, perché se il bambino avesse sempre il seno in bocca, non potrebbe mai capire che il seno e la bocca sono due cose distinte.

Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.

La teoria del fraintendimento


1. Bion e Money-Kirle

...il fenomeno del rovesciamento della prospettiva spiega come in certi casi tra analista e paziente c’è un accordo manifesto che nasconde una divergenza veramente radicale. Il paziente non discute e al contrario accetta quello che l’analista dice, mostra di essere d’accordo con lui oppure dissente come farebbe chiunque, ma in realtà vede tutto da altre premesse. (…) si configura un contratto parallelo, e finché non si ha accesso a tale contratto occulto non si potranno mai cogliere i motivi per i quali i fatti si rovesciano.
 Collocando questo fenomeno nella sua griglia, Bion  (1963) afferma che il conflitto non è tra Edipo e Laio, ma tra Edipo e Tiresia, poiché quel che è in discussione è la conoscenza.
 Il paziente è portato ad intellettualizzare. Mentre l’analista tende a far scendere il paziente dalla scala di astrazione. Ne consegue che analista e paziente non potranno intendersi mai.


Tratto da Etchegoyen H. (1986), La tecnica psicoanalitica, Astrolabio, Roma, 1990.

sabato 26 febbraio 2011

Confini e definizioni






Le pareti del crvello non hanno più finestre.

F. Battiato

E' tempo di migrazioni: lo sapevamo da tanto e succede da tanto, i telegiornali ci bombardano con le condizioni di Stato dei Paesi come la Libia, l'Egitto, la Turchia, la Tunisia.
A volte neanche ci si pensa più ma è una realtà tangibile, inequivocabile, palpabile: la gente soffre. Questa gente soffre.
Si chiede aiuto, si cerca di dare 'aiuto'. Si sbaglia.
Non c'è un modo corretto di agire, ci possiamo muovere solo in funzione di alcuni principi, giusti o sbagliati che siano ma meglio fare poco che non fare nulla perché non si può fare tutto.
Perché non ci si attiva immediatamente a volte?
Perché si ha paura di queste persone che sono solo dei disperati?
La risposta è davanti agli occhi: sono 'diversi da noi'.
E noi siamo pieni di pregiudizi.
Pre-giudizi.
Il pregiudizio è per definizione un sistema cognitivo prestabilito e non è vero che si scardina così facilmente. Anche la persona più 'aperta' fa i conti con il proprio razzismo.
Non ci credete? Male.

La risposta sta nel senso di appartenenza che un individuo sente di avere nei confronti del proprio essere come essere-di-un-gruppo, essere-di-comunità.
Vi è sempre una comunità nella propria anima, nella propria psyché e non può essere diversamente, nemmeno se parliamo del criminale o di chi non crede più all'amministrazione del proprio Governo, non vota più o non crede nella Legge del proprio gruppo, del proprio Paese.


"Anche la scelta di essere a-politici, è una presa di posizione politica, un atto consapevole politico."

Esseri di una Polis, esseri politici, appartenenti ad una comunità.

Dal latino cum-moenia o cum-munia vuol dire rispettivamente doveri comuni e mura comuni.
Che cosa è una comunità se non un qualcosa con un recinto?
Dove sta il recinto? Sta nelle mura delle città o nei doveri che l'individuo sente nei confronti del gruppo a cui si sente legato?
E da qui la risposta è semplice: non c'è nulla nella mente di un uomo che non sia legato in qualche modo al 'fare' nei confronti del proprio sentire di gruppo. Ruoli.
Se non sono nessuno, non farò nulla. Se farò qualcosa, lo farò per ottenere inevitabilmente un riconoscimento all'interno del gruppo di cui mi sento parte integrante.

Ed ecco, in maniera molto sintetica, come si fonda la xenofobia, la paura dell'estraneo, che è diverso-da-me e pertanto non avrò modo di pre-vedere, a monte del mio pre-giudizio, le sue aspettative e i suoi pensieri, le sue usanze, i suoi costumi.
La diversità che non sempre arricchisce ma che spaventa per 'partito preso'.

'L'uomo è un animale sociale e come tale, nel momento stesso in cui interagisce con l'Altro, fonderà un gruppo politico chiamato Comunità. Qualunque essa sia.'
      F. Di Maria, lezioni di psicologia dei gruppi.

martedì 8 febbraio 2011

La mail dello studente medio: in itinere.




Quando mandai la prima e-mail al docente che mi segue, entrai in uno stato di confusione a causa della soggezione che mi incute.
Trovate la storiella qui.
E’ un po’ la norma, cercare un linguaggio formalissimo e forbitissimo per mandare una email che dovrebbe essere importante, almeno per i primi approcci col docente che ci seguirà nel percorso della tesi.
Il linguaggio dei primi tempi è sempre ricercato, sperando/puntando su quella buona prima impressione che dovremo fare sul Chiarissimo/Illustrissimo/Egregio in questione.
Tanto che queste e-mail hanno dell’obsoleto o del ridondante, di sicuro diventano ridicole e pruriginose.
In ultimo, i saluti sono d’obbligo.
Sin dalla prima e-mail, ci abbiamo provato tutti, il saluto della norma, almeno nell’immaginario dello studentello medio è Distinti saluti. (Finalmente ha l’occasione di azzeccarlo da qualche parte e tac, l’occasione l’ha fatto ladro).
Ci rendiamo conto che sembra una lettera al Capo dello Stato e così ripieghiamo su Cordiali saluti, o ancora, Gentili saluti, finché ne scegliamo uno nella media.

La cosa diventa grottesca quando, sin dalla prima e mail, ci si rende conto che, nonostante aver studiato un linguaggio adeguato alla lettera al Procuratore della Repubblica, la risposta dell’Egregio è qualcosa come:
“ Il ricevimento è alle ore tot in aula magna.’’
Il mio luminare mi lasciò basita sin dalla prima volta ancora più di così, quando, nell’e-mail di risposta, c’era una frase stremenzitissima che diceva

“Vieni nella mia stanza all’ed. XYZ alle ore 12.00’’. 

Da allora in poi le mie e mail divennero sempre più corte, fino a quella di stamattina che diceva pressappoco così:

Oggetto: informazione ricevimento

Corpo del testo:
Gentile prof.,
Avrei necessità di sapere quando si tiene il prossimo ricevimento ai fini della mia tesi.

Saluti.
Risposta (arrivata dopo neanche 10 minuti):
Corpo del testo: "martedì 15 c.m. ore 12 nella mia stanza." 
Né saluti, né fronzoli. Niente.
Sintetico il mio docente, non c’è che dire.
Ha un dono.
Alla prossima lo saluto con cià, cià.

martedì 1 febbraio 2011

dell'arte di cambiare la pietrina

Un giorno l'orso mi disse:

- Guarda, te lo faccio una sola volta per sempre, poi non ti aiuterò mai più.

E da quel giorno ho sempre fatto...

...da sola.

lunedì 31 gennaio 2011

il notiziario all'ora della tavola.

Solitamente non mi piace fare post che parlino di notiziari.
Penso che sia tutto un gran vociare con scarsissimi risultati e ultimamente il Tg è solo un bollettino di guerra quando non il teatrino dei pupi dello scenario 'politico' di cui siamo bombardati.
Il ribrezzo per certe cose che mi spinge addirittura a farne un post, nasce dalla recente notizia sul delitto di Simonetta Cesaroni sul quale è stata fatta 'luce' solo dopo venti anni e, chiaramente, non del tutto.

Ricapitoliamo un comune Tg del giorno o della sera, è uguale:

-Delitto di Avetrana: Sabrina resta in carcere ma il padre ha cercato di scagionarla (dopo averla accusata).  La faccenda non finirà qui, ovviamente.

- Scomparsa Yara e ancora non è stata trovata. Le autorità indagano.

- Trovata morta la 25 scomparsa sabato notte, la sua ultima telefonata invocava l'aiuto da parte delle autorità: ''Aiuto! Sono stata violentata''. Le autorità indagano.

- Delitto Cesaroni; inchiodato il presunto assassino dopo vent'anni e giustiziato a 24 anni di carcere.

Naturalmente non manca MAI la notizia del premier che fa scandalo in quanto pervertito e fattone e pure pedofilo, oltrechè ladro professionista tanto da non fare più notizia e, naturalmente,  non  si presenta per l'ennesima volta davanti ai giudici. Lui ha una vita, eh.

Alla luce di tutto ciò mi chiedo davvero in che Paese sto vivendo e non capisco una cosa riguardo questa 'giustizia' che si fa prendere per i fondelli da gente arretrata e ignorante quali gli indagati di Avetrana ma anche da gente pseudo raffinata e/o sofisticata come il premier e stuolo di leccapiedi a venire, maschi e femmine che siano.
Ma questi giudici sono o non sono in grado di fare il loro dovere?
Vent'anni per venire a capo di un omicidio, non sono un pò tantini?
C'è gente che perde la vita a soli 18 anni per un sabato in discoteca, come si può non pensare che vent'anni siano una vita?
Un'intera carriera (o quasi) a cavallo di un solo delitto senza esserne certi?
E perchè la giustizia non è uguale per tutti?
Perché quel pervertito ''rappresenta'' il mio Paese e il padre di quella brutta ragazza di Avetrana prende per i fondelli mezzo mondo gretto e com'è? E perché i primi a restare dentro o a farsi trovare sono i soliti extracomunitari senza tetto e disadattati?
E se io perdo il portafoglio devo fare un paio d'ore di fila in polizia e spiegare al poliziotto che nè questo nè quello si scrive con l'accento sulla nè.

domenica 30 gennaio 2011

Amore locale

Nel bel mezzo della notte sento urla disperate.
Una donna, presumibilmente molto giovane, sulla ventina, urla convulsivamente una frase a ripetizione formata da sì e no sei parole, cadenzata da un unico "Perchè!".
Sulle prime mi sono svegliata, già irritata per la delicatezza con cui la ragazzetta urlava e si disperava.
La ragazza non dava segni di cedimento e continuava imperterrita con il suo mantra in perfetto dialetto paesano: ''Piero! Perchè non mi ami più?''
(me lo sono chiesto anche io ma la risposta è stata più celere della domanda: sarai  un po' bisbetica?).

Dopo più di venti minuti buoni di teatrino al quale ho deciso volontariamente di non partecipare come non protagonista alla finestra, finalmente, arriva Piero che, in imperfetto dialetto cadenzato e oscillante tra il gutturale e nasale, esordisce con un  eccesso di sensibilità e dice:

''Ma chi c**** fai? Sì Stunata?'' Suppongo che questa frase non abbia bisogno di ulteriore traduzione.

Piero, il ragazzetto che abita nei dintorni, protagonista del delirio d'amore della giovane prefica, oscilla meravigliosamente bene tra il truzzo e l'emo. Nulla facente e nulla tenente, come tanti della sua età, rinuncia alla campagna per cercare un avvenire migliore. E trova lei.

La domanda che mi è sorta ancora più spontaneamente della prima, a questo punto, è stata: Ma perché ti ostini a dire di amare Piero?
La questione non ha ancora avuto risposta ma dopo questo dubbio in stile amletico, ho deciso che sarei tornata a dormire, con la coscienza abbastanza in ordine.
Mi rivolto tra le coperte e sento un botto: mi chiedo se si trattasse di una fucilata, o, piuttosto, di una vendetta contro la macchina del suddetto Piero, o, ancora, l' ira di qualche vicino che avrebbe avuto la mia comprensione. Dire stima sul web sta male.

Quando mi sono svegliata ho fatto scendere i cani, ho notato che non c'era nessuna traccia di sangue né notiziari umani nei dintorni e ho confermato l'ordine della mia coscienza, certa che Piero e la sua donna sono una coppia bellissima.
Come si dice in questi casi, Dio li fa e tra di loro s'accoppano.