domenica 5 dicembre 2010

La buona isterica


2.    La buona isterica

La Zetzel, pertanto, sostiene che, sebbene l’isteria sia per eccellenza la nevrosi della fase genitale (o per meglio dire, fallica), molte volte è solo una facciata dietro alla quale l’analista forti fissazioni pregenitali che renderanno il suo lavoro sommamente difficile, quando non del tutto infruttuoso.
Con un certo humor essa ricorda una canzone infantile inglese in cui si dice che la bambina, quando è buona, è molto, molto buona, quando è cattiva, è terribile: proprio in queste due categorie si distinguono le donne isteriche, buone (analizzabili) e cattive (inanalizzabili).
In realtà, in rapporto all’analizzabilità, Zetzel distingue quattro forme cliniche di isteria femminile.
Il primo gruppo corrisponde alla buona isterica, la vera isterica che si presenta pronta per l’analisi. Si tratta in generale di una donna giovane che ha superato senza difficoltà l’adolescenza e ha completato gli studi. E’ vergine o ha avuto una vita sessuale insoddisfacente, senza essere frigida. Se si è sposata, non ha potuto realizzare perfettamente la sua vita di coppia, mentre in altre sfere può avere avuto risultati molto positivi (accademici, per esempio). Queste donne decidono di fare l’analisi quando comprendono, d’un tratto, che le loro difficoltà sono dentro loro stesse e non fuori. L’analisi mostra che a suo tempo la situazione edipica si è strutturata ma non si è potuta risolvere, molte volte per ostacoli esterni reali, come la perdita o la separazione dei genitori nel momento in cui la situazione edipica era all’acme.
Il secondo gruppo è quello dell’isterica potenzialmente buona. Si tratta di un gruppo clinico più eterogeneo di quello precedente, con sintomi differenti. Sono in genere donne un poco più giovani del primo gruppo e sempre più immature. Le difese ossessive egosintoniche che prestano unità e vigore alle donne del gruppo precedente, in questo gruppo non si sono strutturate soddisfacentemente, talchè in esso compaiono tratti passivi nella personalità e sono meno frequenti i risultati accademici o professionali. Quanto all’analisi, il problema maggiore qui è il periodo d’inizio, in cui possono sopraggiungere regressioni intense che impediscono di stabilire l’alleanza di lavoro, o può avvenire una fuga verso la guarigione, con una brusca interruzione. Se si riesce a schivare questi rischi, il processo analitico si svilupperà senza ulteriori inconvenienti e la fase terminale potrà essere risolta in forma soddisfacente.
Il terzo gruppo appartiene già alla ‘cosiddetta buona isterica’ che può essere analizzabile soltanto con un trattamento lungo e difficoltoso. Si tratta di caratteropatie depressive, in cui le pazienti, ogni volta che si son trovate ad affrontare una crisi vitale non hanno mai potuto mobilitare tutte le loro risorse o riserve. Qui, alla bassa autostima, si aggiungono il rifiuto della propria femminilità, la passività e l’abbandono. Nonostante queste difficoltà, si tratta di donne attraenti e con innegabili qualità, che celano la loro struttura depressiva depressiva con difese isteriche organizzate intorno alla seduzione e al fascino personale. Generalmente consultano l’analista più tardi dei gruppi precedenti, già logorate e con una considerevole perdita delle funzioni egoiche.
      Se queste pazienti entrano in analisi, mostrano ben presto la loro struttura depressiva, con una forte dipendenza e passività nei confronti dell’analista. Il processo analitico diventa difficile da condurre, in quanto la paziente non riesce a discriminare tra alleanza terapeutica e nevrosi di transfert. La fase finale dell’analisi comporta seri problemi che possono sfociare in un’analisi interminabile.
Il quarto gruppo comprende la ‘cosiddetta buona isterica’ più tipica ed estrema. Queste pazienti presentano quadri floridi con apparenti tratti genitali ma dimostrano nel trattamento un’ evidente incapacità a riconoscere e tollerare un’autentica situazione triangolare. Spesso il transfert assume precocemente un tono di intensa sessualizzazione che poggia su un desiderio tenace di ottenere una soddisfazione reale. Incapaci di distinguere la realtà esterna da quella interna, queste pazienti rendono impossibile l’alleanza terapeutica che è la base per instaurare una una nevrosi di transfert analizzabile. Nonostante l’apparenza, nonostante il manifesto erotismo, la struttura è pseudoedipica e pseudogenitale. Sono pazienti che tendono a sviluppare prematuramente un intenso transfert erotico, fin dai colloqui faccia a faccia. (…) La storia di queste persone, rivela alterazioni importanti negli anni infantili, come assenza o perdita di uno o entrambi i genitori nei primi quattro anni di vita, genitori gravemente malati e con un matrimonio infelice, prolungata infermità fisica nell’infanzia o assenza di significative relazioni oggettuali con adulti di ambo i sessi.


Tratto da: R.H. Etchegoyen (1986), I fondamenti della tecnica psicoanalitica (pp. 48-49), Atrolabio, Roma, 1990


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