domenica 5 dicembre 2010

Analizzabilità

Hetchegoyen scrive:


3 Analizzabilità


Nel capitolo precedente abbiamo visto che, in assenza di una controindicazione specifica e conclamata, la decisione di consigliare la psicoanalisi è sempre un processo complesso, in cui bisogna tener conto di una quantità di fattori nessuno dei quali è di per sé determinante, sebbene alcuni possano pesare piu di altri. L’indicazione nasce solo dopo un’attenta valutazione di tutti gli elementi. Vedremo subito che le cose sono ancora più complesse, perché a monte dell’indicazione stanno i concetti dell’analizzabilità e dell’accessibilità, che adesso discuteremo.
 
1.    Il concetto di Analizzabilità

Nel Simposio di Copenaghen è emersa, come abbiamo detto, una tendenza generale a limitare le indicazioni del trattamento psicoanalitico, tendenza che ah assunto la sua forma più definita nel concetto di ‘analizzabilità’, introdotto da Elizabeth R. Zetzel, uno dei portavoce più autorevoli della psicologia dell’Io. Si tratta del punto di arrivo di una lunga ricerca dell’autrice sul transfert e sull’alleanza terapeutica, ricerca iniziata con l’articolo del 1956 (presentato al Congresso di Ginevra) e sviluppata nelle relazioni ai tre congressi panamericani di psicanalisi che ebbe luogo in Messico (1964), a Buenos Aires (1966) e a New York (1969). Al terzo congresso, purtroppo l’ultimo della serie, ho avuto occasione di discutere con lei sulla prima seduta di analisi (Etchegoyen, 1969).
Anche se il lavoro che presentò a Copenaghen verte esclusivamente sull’isteria femminile, esso si fonda su criteri che segnano i limiti dell’analizzabilità in generale (Zetzel, 1968).
Il punto di partenza di E. Zetzel è che le relazioni oggettuali si stabiliscono ‘prima’ della situazione edipica, quindi, il bambino stabilisce una relazione oggettuale bipersonale con la madre e con il padre, che sono indipendenti tra loro. Consolidare questo tipo di legame è un requisito indispensabile perché dopo si possa affrontare la relazione triangolare nel complesso di Edipo. Per definizione nel nevrotico ciò che fallisce è proprio la relazione edipica, quella che nell’analisi ricompare, grazie alla regressione, come nevrosi di transfert. Per la Zetzel (come per Goodman) la nevrosi di transfert riproduce il complesso di Edipo,  mentre l’alleanza terapeutica è pregenitale e diadica (1966, p. 79).
Stabilire con la madre e con il padre delle relazioni diadiche stabili e indipendenti tra loro, crea le condizioni per accedere alla situazione edipica (e, nel migliore dei casi, risolverla) con una ‘fiducia di base’ (Erickson) ben consolidata, giacchè equivale alla capacità di distinguere tra realtà esterna e realtà interna. E’ evidente che nel trattamento psicoanalitico tale capacità è importane quanto quella di saper distinguere tra la nevrosi di transfert e l’alleanza terapeutica, e che entrambe si accompagnano ad una buona capacità di saper gestire l’angoscia e la depressione collegate al complesso di Edipo, per cui diventa possibile rinunciare ad esso, superarlo. In questo senso la Zetzel (1966, p. 77) stabilisce un collegamento tra le sue idee e lo stadio della ‘fiducia di base’ di Erickson (1950), come pure con il concetto di posizione depressiva di Melanie Klein (1935, 1940).
Le persone che non hanno potuto compiere questi passi decisivi dello sviluppo saranno inanalizzabili, in quanto tenderanno continuamente a confondere l’analista come persona reale con le imago trasferite su di lui.
Nei primi due congressi panamericani la Z. ha formulato molto chiaramente i criteri di analizzabilità. Il suo lavoro ‘’The Analytic Situation’’ (1964), presentato al primo congresso (Messico, 1964) e pubblicato due anni dopo da R.E. Litman, enumera come segue le funzioni fondamentali per sviluppare l’alleanza terapeutica: 1) la capacità di mantenere la fiducia di base in assenza di una gratificazione immediata; 2) la capacità di mantenere la discriminazione tra l’oggetto e il sé in assenza dell’oggetto necessario; 3) la capacità potenziale di ammettere le limitazioni della realtà.
 

Tratto da: R. H. Etchegoyen (1986), I fondamenti della tecnica psicoanalitica (pp. 47-48),  Astrolabio, Roma, 1990.

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