domenica 8 maggio 2011

L’ESOTERISTA 'ANTISOCIALE'.

 

"L'odio è un veleno prezioso più caro di quello dei Borgia; perchè è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari."

-- C. Baudelaire

 ***
N.B.: La psicologia non si è mai occupata di stabilire delle differenze o dei tratti distintivi precisi dello Spiritualista, tuttavia è possibile tracciare un filo conduttore di alcune attitudini specifiche degli individui che ricercano – o si ricercano – in ambito spirituale.
Vista la carenza con cui la psicanalisi ha definito determinate attitudini più proprie dello spirito che della psiche, userò indistintamente i termini spirituale, spiritualista, esoterista, e tutto ciò che in altri ambiti può essere definito come magico.
Va detto, altresì, che magico è l’unico termine che non userò, in quanto per la psicologia rappresenta qualcosa di molto specifico che esula dal discorso che farò. In particolare- in brevissimo- , è una forma di pensiero che è completamente sganciato dalla realtà, è atipico, bizzarro, alogico. 

*** 

 Non è difficile, al giorno d’oggi, trovarsi di fronte a chi, per i più svariati motivi, si ritiene di essere antisociale, in quanto insofferente della presenza di altra gente che non ‘’tiene il passo’’ o, nella migliore delle ipotesi, semplicemente non instaura quell’affinità relazionale che consente uno scambio umano, anche di comune portata.
La mia scuola di pensiero mi ha influenzata a tal punto da non farmi leggere tra le righe di questi semplici accadimenti quotidiani, quell’antisocialità di cui si farnetica e che troppo spesso mi succede di leggere o ascoltare in giro. Per questi motivi ho deciso di approfondire l’argomento.

Ho notato che i più antisociali di tutti sembrano essere gli esoteristi, delle più svariate linee di pensiero o condotta, o coloro, in generale, che dedicano gran parte della loro esistenza alla propria ricerca spirituale.
 Si sta sempre più consolidando un’idea ‘selettiva’ di relazione, a buon motivo, per carità, attribuendosi la caratteristica ‘antisocialità’.

Questo è un errore di definizione. 

 Le parole adatte a definire il tipico comportamento selettivo dell’individuo che tende da un lato a ricercare se stesso tramite la spiritualità, dall’altro ad allontanarsi per conseguenza logica dalla ‘massa’, sono ‘’Ritiro’’ e "Isolamento" e non sono tipici del quadro Antisociale della Personalità, bensì del quadro Schizotipico. Badate, parlo di Quadro, non di Disturbo. 

 L’antisocialità è caratterizzata da una pulsione estremamente aggressiva nei confronti dell’Altro, talmente da riuscire a passare all’atto (acting out) violento senza troppe preoccupazioni. E non è ancora ciò che fa la differenza tra l’Antisocialità e l’Isolamento dello spiritualista.
Nell’Antisocialità sono totalmente carenti due fattori determinanti: l’Empatia e la Morale.
Il deterrente definitivo dell’Antisocialità è un meccanismo di difesa, particolarmente arcaico, noto come Controllo Onnipotente. L’Antisociale ha l’attitudine a raggirare l’Altro, a manipolare la mente dell’Altro ‘convincendolo’, appunto, evitando ogni forma di confronto, di dialogo, di condivisione.
L’Empatia (che è la capacità di monitorare il proprio apparato psichico in funzione a quello dell’Altro, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’Altro e da lì trovare dei feedback comunicativi su più livelli –verbali e non verbali-) è completamente assente nel quadro antisociale. E così l’antipatia (che è la componente antitetica dell’Empatia), come anche il gettonato odio. In realtà, per rispondere ad un quadro antisociale, bisognerebbe non provare veramente questo genere di sentimenti, o di emozioni, per arrivare ad uno stato d’animo del tutto freddo, calcolatore, mosso da una pseudo-coscienziosità che è solo la propria Onnipotenza.
 Non avrò mai spazio sufficiente, in ultimo, per poter esporre la variabile Morale che caratterizza il sentire dell’Antisociale in opposizione netta a quello dello Spiritualista.
Se lo spiritualista è mosso da una profonda morale in perenne sofisticazione, (personale o meno, ma difficilmente condivisa dalla maggioranza, in quanto più profonda a livello di  sistema di valori intrinseco e/o dottrinale, e ricerca di concetti sublimati: Giustizia Superiore, Dio, Uguaglianza, Dicotomia Bene/Male, ecc.), lo stesso non può dirsi per l’Antisociale.
Proprio la Morale mette in scacco l’Onnipotenza dell’Antisociale, che sia un quadro, un tratto, un disturbo. 
*** 
continua

*** 
DSM-IV-TR, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2001), Masson, Roma, 2001.

Freud A. (1936), L’Io e i meccanismi di difesa, Giunti Editore, Milano, 1997.

Gabbard Glenn O. (2007), Psichiatria psicodinamica, Cortina Raffaello, Milano,
2007.

Mc Williams N. (1999), La diagnosi psicoanalitica, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1999.
 
***

0 commenti: